Gennaio-Aprile 2021

Alimentazione

S. Pipitone, Pesticidi a tavola, Gruppo Macro 2019, pp. 121 € 12,90

Saverio Pipitone, in modo divulgativo, ripercorre la storia dei pesticidi in generale e del glifosato in particolare, chi li ha inventati, come funzionano, come e perché sono stati introdotti in agricoltura, quali sono i rischi per lʼambiente e quali malattie provocano. Riporta le ricerche sulla presenza di tracce pesticide negli alimenti, i principali studi scientifici sui rischi patologici per esposizione diretta da lavoro o indiretta da consumo, pareri di esperti interpellati e casi di persone che si sono ammalate.

C. e P. Hervé-Gruyer, Abbondanza miracolosa, 1000 mq, due contadini e abbastanza cibo per sfamare il mondo, Gruppo Macro 2018, pp. 139 € 19,50

Nel 2006 Charles, marinaio e ricercatore, e Perrine, avvocato, hanno fondato la fattoria biologica La Ferme du Bee Hellouin, in Normandia, e hanno deciso di diventare agricoltori, vivendo di quello che avrebbero prodotto e venduto. Dopo diverse difficoltà iniziali, il loro progetto è decollato grazie alla permacultura. Creano bancali rialzati in cui coltivare gli ortaggi. I risultati che ottengono sono eccezionali. Oggi la loro fattoria conta più di 500

tà di alberi da frutta, un centinaio di arbusti da bacche, numerose varietà di verdure ed erbe, nonché unʼinvidiabile diversità di animali, insetti e uccelli. Il successo di Charles e Perrine ci fa capire che è possibile costruire, vivere e lavorare superando tutte le problematiche del mondo odierno: lʼalterazione degli equilibri ambientali, lʼesclusione sociale, lo sfruttamento senza limiti delle risorse naturali, la ricerca spietata e disumanizzante del profitto e lʼaumento delle disuguaglianze.

T. Colin Campbell, T.M. CampbellI I, The china study, Lo studio più completo sullʼalimentazione mai condotto, Gruppo Macro 2019, pp. 479 € 27,00

È un testo monumentale con un importante studio epidemiologico durato ventisette anni e rea-
lizzato in collaborazione con varie università. Lo scienziato americano T. Colin Campbell, e il figlio Thomas M. Campbell II, studiando la relazione fra dieta e malattia, sono giunti a conclusioni sorprendenti. Finalmente alcune delle tesi fondamentali da sempre sostenute dalla medicina naturale sono verificate e testate. Solo con la dieta e lo stile di vita si può guarire da molte malattie: da quelle cardiache a quelle tumorali.

J. Seymour, Il grande libro dellʼauto-sufficienza, Istruzioni pratiche per vivere meglio risparmiando, Arianna 2016, pp. 408
€ 29,00

John Seymour  scrive che: «È tempo di eliminare ciò di cui non abbiamo bisogno, in modo da vivere più semplicemente e felicemente. Buon cibo, abiti comodi, una casa funzionale e vera cultura – queste sono le cose importanti».

Questo libro è il punto di riferimento per imparare a vivere delle risorse della terra.

Ricchissimo di informazioni pratiche, di suggerimenti collaudati e di preziosi consigli, il manuale di Seymour spiega come rispettare la terra, come rimanere in salute e non produrre rifiuti. Sono tanti i suggerimenti che il libro propone: come imparare  a conservare il raccolto, a fare il pane,  la marmellata, a produrre la birra. Questo libro è fonte di ispirazione per tutti coloro che vogliono perseguire e realizzare il sogno dellʼautosufficienza.

O. Panizza, Il maiale, Chersilibri 2019, pp. 17

€ 12,00 Una dotta cavalcata che scorre dal Rig-Veda allʼEdda, da Ovidio al Tristano e Isotta, dai riti nordici del Natale alle fiabe dei fratelli Grimm, dal folclore norreno alle bibliche proibizioni alimentari dei giudei in Egitto. In questa scorribanda orgiastica, Oskar Panizza ci guida in un mondo, in cui il prodigioso maiale occupa una posizione centrale e celeste, in quanto forza vitale che regge lʼintero universo, insediandosi in un ruolo divino come inizio e termine di tutte le cose. Nei suoi scritti Panizza ha attaccato lo stato autoritario dellʼimpero tedesco, la Chiesa cattolica, i tabù sessuali e i concetti morali borghesi. Dopo la pubblicazione del suo libro di poesie Parisjana 1899, Panizza fu accusato di lesa maestà in Germania e tutti i suoi beni furono confiscati.

M. Alberti, Erbe spontanee, Editoriale Programma 2020, pp. 156 €   7,90 Questo libro sulle erbe spontanee si propone come strumento per riconoscerle durante le camminate in mezzo alla natura, in una continua ricerca di rimedi naturali facili da reperire negli ambienti più familiari: il bosco, la campagna, il pascolo, lʼorto e per scoprirne le caratteristiche ecologiche, le proprietà e gli utilizzi in cucina.

A. Malerba e E. Nicoli, Il libro delle libere erbe, Altreconomia 2020, pp. 191 € 15,00

Un libro che parla di erbe selvatiche e spontanee, proponendo 72 schede – con illustrazioni botaniche e fotografie a colori – di piante diffuse in tutta Italia, facili da trovare, da riconoscere e da raccogliere: dallʼalchemilla allʼortica, dallʼaglio ursino al mirto, dal sambuco alla borragine. Ma che prova a lanciare una proposta a chi vuol stare fuori dai meccanismi sociali sempre più oppressivi di questo periodo: quella di procacciarsi il cibo con il foraging. Neologismo dai molti significati ma che in questo caso significa raccogliere, senza danneggiare la natura, il cibo che cresce spontaneo nei boschi, tra prati e campi, nelle acque dei laghi o lungo gli argini dei fiumi e nelle lagune. In realtà, niente di nuovo soprattutto per chi abita in zone interne. In pratica è quellʼarte antica della raccolta delle erbe spontanee sempre praticata e di cui si stava perdendo anche la memoria negli ultimi decenni. Oggi, qualcuno lʼha trasformata in attività lavorativa ma può diventare una pratica di benessere, di consapevolezza e di contatto con ciò che la vita negli spazi urbani rischia di farci dimenticare. Questo lavoro ci guida nellʼapprendere la pratica del foraging e ci accompagna alla scoperta delle piante selvatiche, spontanee e incolte, da portare in cucina, nella cosmesi e nel modo di vivere. Al suo interno si trovano anche tutti i consigli per utilizzare al meglio in cucina foglie, fiori, frutti e polline, grazie a più di 50 ricette. Segue un focus speciale sui cibi fermentati e sulle trasformazioni erboristiche per fare da sé cosmetici base e altri prodotti per il benessere e la casa. Ma, non dimenticando che la specie umana è una specie sociale, sono raccolte le storie di alcuni raccoglitori (più donne che uomini) e anche alcuni indirizzi per vacanze e corsi dedicati al selvatico. (i.b.)
Ambiente

A cura di V. Zambello, Dema: Una vita donata, Il segno dei Gabrielli 2019, pp. 144 € 13,00

Ademir Alfeu Federicci (Dema) è stato coordinatore del Movimento per lo sviluppo della Transamazzonica e Xingu, nello stato del Pará, Brasile. È stato anche consigliere comunale per il PT (Partito dei Lavoratori, fondato da Lula). Come molti altri brasiliani, è stato un migrante interno, trasferendosi nella promettente regione amazzonica per vivere meglio e ha visto da vicino gli aspetti peggiori e ancora presenti della colonizzazione del polmone del pianeta. Un uomo semplice, un agricoltore che aveva ben chiari i rischi di una nuova servitù della gleba che si sta formando con il tipo di crescita imposto nella enorme regione dellʼAmazzonia, autentico far west odierno. Ha organizzato lotte e vertenze, ha coniugato fede e vita a fianco degli ultimi. Ha intrecciato rapporti con missionari e missionarie per la difesa degli ultimi ma anche dellʼambiente e per unʼaltra idea di uso del territorio. È stato assassinato il 25 agosto 2001. Questa pubblicazione raccoglie documenti, testimonianze e informazioni sul contesto in cui è maturato il suo omicidio per non dimenticarlo, per non arrendersi di fronte alle ingiustizie e stare dalla parte di chi non ha voce, perché soffocata con mille strumenti, insieme a qualsiasi compagno di strada sia disponibile. Anche cambiare stile di vita qui in Europa, sarebbe già un segnale – per quanto piccolo – importante. (i.b.)

B. Latour, La sfida di Gaia, Il nuovo regime climatico, Meltemi 2020, pp. 419 € 24,00 La proposta politica è quella di un mutamento del modo di pensare che si deve sostanziare in un ripensamento del patto costituzionale e, dunque, dello stesso senso di democrazia: ad un sistema di rappresentanza degli interessi dei soli esseri umani, deve sostituirsi un parlamento di tutte le componenti e di tutti i popoli che abitano e danno sostanza a Gaia. Rappresentare permanentemente le grandi forze naturali e viventi, facendole dialogare con le grandi forze sociali ed economiche, è lʼunica alternativa possibile per essere allʼaltezza delle sfide che il cambiamento climatico ci impone. (F. Antonelli da «il Manifesto»)

G. Nebbia, La terra brucia, Per una critica ecologica al capitalismo, Jaca Book 2020, pp. 170
€ 22,00 Nel 2016 le edizioni Gruppo Abele, in occasione del novantesimo compleanno di Giorgio Nebbia, con il libro-intervista Non superare la soglia avevano raccolto, grazie a Walter Giuliano, la testimonianza di uno dei padri della storia dellʼambientalismo italiano, essendo stato tra i promotori delle più rilevanti associazioni ambientaliste del nostro Paese – WWF, Italia Nostra, Lega Ambiente – oltre che parlamentare per un decennio sia alla Camera che al Senato. Ora, a un anno dalla sua morte, è stato pubblicato  questo libro che raccoglie una serie di suoi profetici scritti, apparsi prevalentemente sulla rivista digitale Altronovecento, edita dalla Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, ove, a partire dal 2001, è stato depositato il Fondo Giorgio e Gabriella Nebbia che in cinquanta faldoni riunisce la documentazione di oltre settantʼanni di attività e più di cinquemila libri.
Il libro, come segnala il sociologo Lelio Demichelis nella postfazione, è stato pensato come un vademecum per i giovani che hanno animato anche nel nostro Paese le recenti manifestazioni contro i cambiamenti climatici, riattualizzando il dibattito che si era sviluppato negli anni ʼ70 attorno allʼincompatibilità fra il modello della crescita capitalistica e le risorse finite del pianeta.

Fu Rachel Carson, infatti, a verificare le alterazioni dei cicli biologici provocati dalla diffusione dellʼinsetticida Ddt e, successivamente, nel 1962 con il libro Primavera silenziosa, a denunciare le gravi conseguenze derivanti dallʼutilizzo dei pesticidi clorurati e simili. La reazione dei negazionisti di quellʼepoca non si fece attendere: poiché lʼindustria chimica non tollerava di veder compromesse le sue produzioni e i suoi lauti profitti, la Carson – che morì di tumore nel 1964 – fu accusata di essere addirittura un agente «comunista». Nel frattempo il grande matematico rumeno Nicholas Georgescu-Roegen, individuando nel secondo principio della termodinamica quella legge dellʼentropia per cui qualunque processo produttivo ed economico deve fare i conti con la degradazione della materia e dellʼenergia, sviluppò la tesi che un orizzonte per la sopravvivenza della civiltà può essere rintracciato solo nella prospettiva di una società bioeconomica, non certo affidandosi ciecamente allʼidolatria del mercato. Al contempo nel nostro Paese furono pubblicati nel 1972 sia I limiti dello sviluppo – per iniziativa del Club di Roma guidato dallʼilluminato economista Aurelio Peccei – che il folgorante Lʼimbroglio ecologico di Dario Paccino, diventato quasi un best-sellers. Per Paccino la questione ecologica doveva essere affrontata in unʼottica marxista e materialista, in quanto non ci si poteva accontentare della scoperta dellʼacqua calda dei limiti dello sviluppo. Quindi, da un lato scaturiva lʼesigenza di comprendere lo scarto abissale che intercorre fra la storia della natura e quella dellʼuomo; dallʼaltro lato Paccino, cosciente della distruttività intrinseca al modo di produzione capitalistico, insisteva sul legame ineludibile fra battaglia ecologica e lotta di classe. Non è un caso che a cura di Luigi Piccioni (dellʼUniversità della Calabria) sia stato ricostruito il carteggio intercorso fra Nebbia e Paccino negli anni 1971-72. Carteggio che permette di cogliere lʼeffervescenza culturale di quei tempi, la differenza di fondo tra ecologismo anticapitalista, radicale e moderato, nonchè le ragioni per cui il rapporto uomo-natura si è ancor più lacerato e degradato rispetto ad allora. Quando si pensa che Lʼimbroglio ecologico fu tra i cinque libri di saggistica più letti in quel frangente storico (tanto che Einaudi ne stampò subito 22000 copie) abbiamo unʼidea di quale regressione culturale e politica è intervenuta in questi decenni, a fronte della scomparsa di quella che una volta si chiamava sinistra.

Luigi Piccioni è anche autore del profilo biografico di Nebbia che da professore di Merceologia allʼuniversità di Bari ha tra lʼaltro firmato 1200 articoli nella collaborazione avviata nel 1961 con il quotidiano «La Gazzetta del Mezzogiorno», mentre era fra i protagonisti dei principali conflitti ambientali e territoriali che si sono sviluppati in questi ultimi decenni in tutta la penisola (dallʼAcna di Cengio alla Farmoplant di Massa e Carrara, dalla Caffaro di Brescia allʼindustria chimica, simile alla Icmesa di Seveso, di Manfredonia). Infine, un ricco capitolo del libro è dedicato ai ritratti di una serie di persone che hanno contribuito alla crescita del pensiero ecologico, da Antonio Cederna a Lewis Mumford. Fra queste persone emerge Friedrich Engels, che nelle pagine di «La dialettica della natura» sottolinea come «è il lavoro che opera la differenza tra lʼuomo e gli altri animali. Non aduliamoci troppo tuttavia per la nostra vittoria sulla natura. La natura si vendica di ogni nostra vittoria». Un monito più che attuale! (G. M. Martignoni)

F. Carollo, Extinction rebellion, e la rivoluzione ambientale, Multimage 2020, pp. 200 € 15,00

Extinction Rebellion (XR) è un movimento che ha ottenuto molti risultati su più fronti, in un tempo relativamente breve. Il primo è quello di essere riuscito ad attirare lʼattenzione dei media inglesi sulle proteste nellʼaprile del 2019 che si sono protratte per undici giorni. Nelle interviste televisive, è riuscito a spostare lʼattenzione, dalle accuse al vetriolo di portare enorme disagio alla città di Londra, ai temi pressanti allʼorigine delle loro proteste.

XR ha dimostrato una grande disciplina e unʼottima organizzazione, non ha ceduto alla violenza, le loro proteste sono non-violente e per questa ragione hanno ottenuto la collaborazione della polizia che non ha avuto bisogno di caricare i dimostranti offertisi pacificamente allʼarresto. Extinction Rebellion ha coinvolto nella sua causa professori universitari ambientalisti e noti giornalisti ambientalisti come George Monbiot del Guardian e Jem Bendel.

XR ha fatto scuola e ha coinvolto nelle dimostrazioni attivisti di ogni estrazione, dagli animalisti, ai pacifisti, agli anarchici, ai Verdi, alle femministe, agli ecologisti ecc. dimostrando in questo una grande forza di persuasione e aggregazione.

A. Tartaglia, Clima, Lettera di un fisico alla politica, Edizioni Gruppo Abele 2020,   pp. 92

€ 10,00

Per quanto la ragione sembri il tratto distintivo dellʼumanità, non è da sottovalutare il peso che, in una società apparentemente “illuminata”, svolge ancora la superstizione, intesa come la tendenza a fare affidamento su convinzioni e meccanismi che, appunto, non hanno nulla di razionale. E tali sono molte delle convinzioni acritiche del nostro tempo, come una fiducia indiscussa nel progresso scientifico, nellʼeconomia di mercato e in un sistema produttivo che trascura le relazioni tra umanità e mondo, specie alla luce del cambiamento climatico. La frequenza crescente di numerosi microcambiamenti nel corso degli ultimi decenni, o anni, restituisce un quadro che difficilmente può deresponsabilizzare lʼessere umano, come nel caso evidente dellʼaumento delle emissioni di anidride carbonica. Tuttavia, lʼidea che il nostro ruolo sia quello di “ridurre” soccombe di fronte alla coazione a “produrre”, costruire, in una costante riaffermazione del fatto che lʼentropia dellʼuniverso può solo aumentare: si pensi alle grandi opere, evocate ciclicamente come soluzione a problemi di fantasia, in virtù di una necessità che è motivata, ancora una volta, da pura superstizione.

Ma lʼideologia della crescita neutralizza le soluzioni che avvengono allʼinterno del suo orizzonte concettuale, perché lo squilibrio produttivo ed energetico di radice antropica trova le sue prime vittime, appunto, tra noi umani, e cioè tra animali che vivono in società. E finora non è esistita una società votata alla crescita economica che sia riuscita a cancellare le disuguaglianze tra i suoi membri, tuttalpiù le ha delocalizzate, offuscate, rese meno esplicite, ma non meno efficaci. Del resto, uno degli effetti più sorprendenti del Covid-19 è stata la battuta dʼarresto globale di una normalità economica che viene sempre dichiarata inesorabile, necessaria, ma che tale non è. In quel caso, lʼumanità ha subito il cambiamento, ma la sfida rimane attuarlo. (i.p.)

A. Marini, Geografie interrotte, Luoghi e pae-
saggi abbandonati in territorio alpino, Franco Angeli 2020, pp. 204 € 27,00

Il volume affronta la questione dei paesaggi abbandonati, sia a livello geografico che storico e filosofico, così da porre le basi per un radicale ripensamento del senso dei luoghi e dellʼabitare in unʼottica culturale ed ecologica che non sia solo conservativa ma partecipativa. In ogni territorio esistono luoghi che sfuggono alla classificazione convenzionale delle strutture abitate. Si tratta di realtà marginali a cui si dà il nome di “luoghi abbandonati” e stanno nelle aree interne, alta collina e montagna, non solo di questo paese. Lʼautore parte dalla propria esperienza di lavoro sulle Alpi lombarde per verificare ancora una volta la sospensione di idea progettuale su queste zone, la quale ne altera lentamente lʼaspetto, condannandole al deterioramento e allʼoblio. Vista la presenza sempre più evidente di questi “luoghi interrotti”, il volume cerca di chiarire le ragioni del loro emergere e diffondersi, così da coglierne le complessità, ma anche le opportunità di riflessione e intervento che essi possono offrire. Lʼanalisi di queste aree mette in luce i processi globali di sradicamento e annullamento delle identità che da secoli coinvolgono territori, paesaggi e comunità e che determinano non solo fenomeni di abbandono umano e culturale ma anche sostanziosi problemi ambientali. (i.b.)

M. Boato, Arcipelago verde, Dal 68ʼ allʼecologia… il passo è breve, Ecoistituto del Veneto 2020, pp. 251 € 10,00

Il progetto di ricostruzione un poʼ a “volo dʼuccello” degli ultimi 50 e più di storia italiana o, forse è meglio pensare, di storia dei movimenti italiani di contestazione lanciato con il libro La lotta continua da Michele Boato, continua con questo secondo dei quattro volumi preannunciati. Si narra della nascita dei movimenti locali sullʼistanza della difesa della salute e dellʼambiente contro truffe e ipersfruttamento di territorio non solo in Veneto ma anche in Puglia, con le esperienze dirette di Boato, e della nascita del movimento antinucleare italiano, dallʼestate ʼ77 a Montalto di Castro fino allʼappuntamento settembrino di Bologna e le assemblee separate di Medicina Democratica, degli incontri con Laura Conti e Giorgio Nebbia e la nascita dellʼUniversità verde, degli incontri con i pionieri dellʼagricoltura biologica e la nascita del movimento consumerista (con lʼincontro con Gianni Cavinato), fino al confronto con la politica e le nascita delle Liste Verdi  locali prima e i Verdi poi; lʼesperienza di Smog e dintorni, lunga e appassionata, le polemiche con lʼassociazionismo diffuso ma centralizzato. Insomma è una veloce storia del movimento ambientalista, nato – secondo Boato – dalle ceneri dei movimenti spontanei della fine degli anni ʼ60 e, immancabilmente, dalle ceneri di Lotta Continua. (i.b.)

M. Pirotta,  Le radici del glicine. Storia di una casa occupata, Agenzia X 2017, pp. 286 € 15,00

Il testo è una cronologia degli eventi circoscritta allʼarea di Milano e zone limitrofe, a partire dallʼ 11/04/1975 quando il Comitato di Quartiere Magenta occupa lo stabile in via Correggio 18, ex area industriale Mellin fino al 15-05-1984 quando, «alle 6.30 del mattino i punk e tutti gli occupanti vengono svegliati dalla polizia in assetto antisommossa che entra negli appartamenti con i mitra spianati: è lo sgombero di via Correggio 18». Il centro della pubblicazione è formato dalle testimonianze di quanti, sopravvissuti agli eventi, hanno rivisitato individualmente e, talora collettivamente, ciò che quella esperienza significò allora, e significa oggi, molti anni dopo. Corpo centrale del libro sono le testimonianze di ventisei persone, di ogni provenienza  sociale, italiani e stranieri  che convissero e operarono, pur nella differenza delle motivazioni e dei filoni di ricerca personali. Quale il contesto e la posta in gioco? La “vicenda Correggio”  inizia con lʼoccupazione di unʼarea di migliaia di metri quadrati di proprietà degli eredi Mantovani che, come altri padroni, avevano spostato lo stabilimento della Mellin fuori Milano. Soggetto trainante dellʼoccupazione dello stabilimento fu il Comitato di Quartiere, «il prodotto dellʼincontro (sovente più immaginario che reale) fra la volontà militante dei gruppi studenteschi o post studenteschi e…gente del quartiere… Si può affermare che con lʼoccupazione di via Correggio si conclude un ciclo di lotte sulla casa, e non solo, che vede due grandi schieramenti contrapposti; da una parte le grandi società immobiliari, impegnate a liquidare il modello di Milano, città operaia
e dallʼaltra il movimento dellʼoccupazione delle case» marciante sulla logica di ripopolamento dei quartieri da parte di strati popolari, ostili alla mobilità territoriale. (l.b.)
  

Shaun Tan,  Piccole storie dal centro, Tunué 2020, pp. 227 € 15,00 Costituito da 25 tra racconti e liriche, accomunati dal tema della relazione tra lʼessere umano e alcune diverse forme animali. I motivi dellʼeccezionalità di questa raccolta di favole per adulti sono sostanzialmente ascrivibili da una parte allʼaspetto ibrido del racconto illu-strato, mai come questa volta tecnicamente ed espressivamente perfetto, e dallʼaltra alla lucida potenza esplicita del messaggio di condanna etico-morale dellʼattuale sistema economico e sociale, della visione antropocentrica della vita sul nostro pianeta, intesa come rapporto tra lʼuomo dominatore e la natura dominata.

Anarchici

A-Rivista Anarchica chiude

                             Comunicato 2020

“È stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati”

Care compagne e compagni, lettrici e lettori,

utilizziamo il nostro sito per raggiungere quante e quanti, in questi anni, hanno sostenuto la rivista, così come tutti i progetti editoriali di Editrice A, ne hanno condiviso la vita e ci hanno voluto bene.

Il 20 luglio 2020 Paolo Finzi, tra i fondatori, redattore e principale sostenitore di “A” e di Editrice A, ha deciso di lasciarci.

La redazione, addolorata e frastornata dalla sua decisione, ha inizialmente ipotizzato di poter continuare a portare avanti, seppure tra gravi difficoltà economiche, il progetto che Paolo ha curato per 49 anni.

Questo però non accadrà in ragione della precisa decisione di Paolo, che tra le sue ultime volontà ha indicato di “cessare lʼattività” di Editrice A. È evidente che per l’affetto e il rispetto che portiamo nei confronti di Paolo e della sua opera, seguiremo le sue indicazioni.

Ringraziamo tutti coloro che hanno condiviso i progetti editoriali di Editrice A, li hanno sostenuti e sono stati vicini in questi anni alla redazione e a Paolo, certi che ne conserveranno la memoria. Ringraziamo le collaboratrici e i collaboratori le abbonate e gli abbonati, le lettrici e i lettori, i punti vendita, le compagne e i compagni che hanno distribuito i nostri prodotti in maniera militante.

Ringraziamo tutte le persone che in queste settimane hanno inviato sottoscrizioni e donazioni; ci sono di grande aiuto in questo momento di difficoltà economica.

Grazie di cuore a tutte e a tutti,

A-Rivista Anarchica, n. 438, novembre 2019 €   5,00

Dossier Giuseppe Pinelli.

Un uomo, un anarchico a cura di P. Finzi.

In apertura del dossier per il cinquantesimo anniversario della morte di Pinelli una sua lettera del 12/12/1969 al detenuto anarchico Paolo Faccioli in cui afferma che lʼanarchismo non è violenza; seguono due discorsi pronunciati dalle sorelle Claudia e Silvia Pinelli a Milano nel 2014 in occasione del quarantacinquesimo anniversario della strage di Piazza Fontana e della morte di Pinelli, lʼintervento del redattore della rivista Paolo Finzi che ricorda il suo incontro con lʼanarchico e lʼambiente e lʼatmosfera del ʼ68-ʼ69, una lettera scritta a Finzi da Licia Rognini Pinelli, interventi di Nicola Del Corno, Lorenzo Pezzica e Marcello Flores – membri del comitato scientifico del progetto Pinelli presso il Centro Studi Libertari/ Archivio G. Pinelli di Milano – sulla controcultura milanese prima del 1968, il progetto di Public History del Centro Studi Libertari/ Archivio G. Pinelli per realizzare un archivio digitale con la documentazione su Pinelli e la storia di quegli anni, la testimonianza dello storico Marcello Flores allora militante dellʼestrema sinistra romana; il ricordo di Franco Fortini dei funerali; una conversazione tra Finzi e Paolo Pasi sul libro di questʼultimo, che ricostruisce la vita di Pinelli. Chiudono il dossier canzoni e citazioni sul ferroviere anarchico e la sua morte a cura di Alessio Lega e le copertine di A-Rivista Anarchica dedicate a lui e alla strage di Stato. (m.i.)

A-Rivista Anarchica, n. 440, febbraio 2020 €   6,00

La rivista dedica un servizio ai 100 anni di Umanità Nova con scritti di F. Bertolucci, P. Finzi e P.C. Masini. Nel 1920 usciva il primo numero di quello che per oltre due anni è stato un quotidiano, poi chiuso dal fascismo e uscito con numeri unici allʼestero o clandestinamente in Italia; dopo la Resistenza la pubblicazione riprese regolarmente e dal 1945 esce ogni settimana.
A-Rivista Anarchica, n. 445, estate 2020

  6,00

Dossier Sotto la neve. Lʼanarchismo di Colin Ward a cura di Francesco Codello con scritti di F. Bunčuga, F. Codello, G. Fofi, Colin Ward. Lʼinglese Colin Ward (1924-2010) si è occupato di architettura, urbanistica, sociologia e soprattutto di anarchia. Da giornalista è stato legato al settimanale Freedom e al trimestrale Anarchy e suoi interventi sono apparsi anche in quotidiani e riviste non di movimento. È stato anche autore di numerosi libri, tradotti in molte lingue.

Umanità Nova, n. 6, 01/03/2020 €   1,50

Numero interamente dedicato ai cento anni del giornale. In apertura lʼeditoriale I Nostri Propositi del fondatore Errico Malatesta, uscito sul primo numero del 27 febbraio 1920. Seguono un intervento di Camillo Berneri del 9 marzo 1920 sulla possibilità e le difficoltà di unʼunione tra anarchici e socialisti, un articolo di Enrico Voccia sul programma anarchico di Malatesta, lʼeditoriale del 24 febbraio 1970 di

Mario Mantovani per il cinquantesimo della nascita di Umanità Nova e, in ultima pagina, la redazione racconta le ultime trasformazioni della pubblicazione legate al web e al cambiamento dellʼeditoria e propone una riflessione sui motivi della longevità della testata.

Umanità Nova, n. 18, 23/05/2021 €   1,50

Il 7 maggio 1972 moriva a ventʼanni, in carcere a Pisa, Franco Serantini; due giorni prima era stato picchiato dalla celere sul lungarno Gambacorti durante un corteo per impedire un comizio missino. Orfano di origini sarde, a Pisa aderisce al gruppo anarchico Giuseppe Pinelli e partecipa alle lotte del periodo. Vengono ricordate tre canzoni sul tema: La ballata di Franco Serantini di Piero Nissim, Il nostro maggio del Collettivo del Contropotere e Terrorismo Legalizzato degli Infezione.

P.J. Proudhon, Critica della proprietà e dello stato, Elèuthera 2019, pp. 203 € 15,00

Secondo Proudhon la  critica  della  proprietà  non  si  esplica  solo  nellʼanalisi dellʼappropriazione e dello sfruttamento capitalista.

Il pensatore francese prende infatti in esame ogni forma di proprietà, e quindi ogni teoria che la sottende e la giustifica. Questa analisi lo porta a  concludere che nessuna teo-
ria che mira a giustificare tale processo di appropriazione riesce a essere credibile, né la teoria dellʼoccupazione, secondo la quale è legittima la proprietà di fatto  su  ciò  di  cui  la  collettività  non  ha  ancora  preso  possesso, né  la  teoria  della  proprietà  fondata  sul lavoro,  ossia  sul  principio  che  è  proprietà  del  singolo  ciò  che  è frutto della sua sola iniziativa: non spiega perché il singolo abbia il diritto di appropriarsi, a un certo punto, del lavoro altrui, ma neppure dà ragione della realtà paradossale che proprio chi produce rimane privo della proprietà.

E. Malatesta, L’anarchia, Primiceri 2021,
pp. 126 €   8,00

Errico Malatesta è stato uno dei padri del movimento anarchico e ha avuto il pregio di saperne spiegare i fondamenti con un linguaggio chiaro e alla portata di tutti. Questo volume aiuta a fare chiarezza, soprattutto in coloro che oggi considerano l’anarchia come sinonimo di disordine, ribellione e violenza.

Alla base del movimento malatestiano prevalgono invece il senso di partecipazione comune al bene collettivo, il reciproco appoggio, nella solidarietà, la non-violenza e il progresso culturale visto come prioritario rispetto allo stesso progresso economico. Il testo è preceduto da una prefazione che riassume i punti salienti del pensiero di Malatesta e si conclude con il manifesto programmatico del movimento.

Errico Malatesta (1853-1932) passò più di dieci anni della sua vita in carcere e buona parte in esilio all’estero. Collaborò ad un gran numero di testate rivoluzionarie ed è nota la sua amicizia con Michail Bakunin. Assieme a quest’ultimo e a Pierre-Joseph Proudhon, rappresenta uno dei pensatori più importanti della corrente libertaria.

M. De Agostini, Abbattere le mura del cielo, Storie di anarchiche, anarchici e occupazioni (Milano 1975-1985), Zero in condotta 2020, pp. 221 € 15,00

Il libro ricostruisce la storia di alcune occupazioni anarchiche a Milano tra il 1975 e il 1985, in particolare le vicende che vanno dallʼoccupazione di via Conchetta 18 e Torricelli 19 allo sgombero di via Correggio 18.

Un “microcosmo” militante, in cui si riverberano le vicende del movimento anarchico italiano e più in generale quelle dellʼintero Movimento del 1968-77.

A cura di L. Balsamini e G. Sacchetti, Sentieri libertari, Storie e memorie sulla Federazione Anarchica Italiana 1945-2015, Zero in condotta 2019, pp. 335 € 20,00 Atti del Convegno storico nel settantesimo della fondazione della Fai tenuto a Imola nel 2016. Lʼopera si articola in tre macro-sezioni rispettivamente dedicate: alla memoria militante (i gruppi familiari, le relazioni centro-periferia, lʼabbandono e la disillusione, le contaminazioni politiche culturali); alle esperienze organizzative territoriali, viste attraverso il prisma delle testimonianze; agli snodi storici, politici e culturali dellʼanarchismo tardo-novecentesco.

A cura di F. Chessa e A. Ciampi, I luoghi del sapere libertario. Un percorso di valorizzazione della memoria condivisa, Centro studi storici Val di Pesa, Archivio Famiglia Berneri 2019, pp. 261 € 25,00

In prestigiosa coedizione è uscito questo volume che raccoglie sessanta fra saggi, contributi e comunicazioni relativi al progetto I Luoghi del sapere libertario.

Gran parte degli interventi riguardano lʼItalia  mentre i rimanenti trattano o segnalano vari Paesi quali: Germania, Svizzera, Spagna, Francia, Brasile e persino il Giappone. Complessivamente le persone citate sono circa 250 per quasi 90 fra gruppi e 60 fra biblioteche e archivi.

A cura di Ateneo Libertario, Una storia trascurata, Edizioni La Fiaccola 2020, pp. 98

€ 10,00

In questi tempi dove tutto viene stravolto e notizie clamorosamente false vengono messe alla pubblica attenzione continuamente, cʼè una storia che appare raramente e quando appare è solo per usarla come grimaldello contro i fautori di quella stessa storia: è la storia dellʼanarchismo, cioè dellʼinsieme teorico-pratico dei valori anarchici. Questo lavoro contiene una cronologia dove sono citati e raccontati brevemente i fatti salienti dellʼanarchismo nellʼarco degli ultimi 160 anni. In tutte le sue varianti: dalla non violenza tolstoiana allʼillegalità dellʼarea anarchica informale e non solo, passando per i seguaci di Steiner e dellʼindividualismo fino ai libertari e alle loro organizzazioni. Di semplice lettura, ovviamente schematico, guarda però a varie aree del mondo e offre non solo una rapida lettura cronologica ma anche geopolitica. Arriva, per scelta, fino al 2012. Un lavoro collettivo, svolto al Circolo Berneri di Bologna, al quale sono allegati un glossario, biografie e bibliografia anarchica essenziale. Utile per ricordare quantità e qualità del contributo offerto dal movimento anarchico e dai libertari (“non tutti i libertari sono anarchici ma possiamo affermare che tutti gli anarchici sono libertari”) alla causa degli ultimi e degli sfruttati. (i.b.)

G. Sacchetti, Carte di gabinetto, Gli anarchici italiani nelle fonti di polizia (1921-1991), La Fiaccola 2015, pp. 300 € 20,00

Carte di gabinetto ripercorre le vicende anarchiche italiane dellʼintero secolo breve attraverso una particolarissima visuale quella del ministero dellʼinterno.

Dallo studio delle migliaia di documenti compulsati emerge una certa continuità nella prassi poliziesca, insieme a una consolidata attitudine a creare figure stereotipate di nemici oggettivi e di autori di delitti possibili. Le transizioni di regime e infine: il Sessantotto, piazza Fontana, gli “anni di piombo”… scandiscono le cesure di una storia italiana, con molti coni dʼombra.

M. Killjoy, Miti e molotov, Interviste su anarchia e narrativa, Contrabbandiera 2020, pp. 229
  € 12,50 Margaret Killjoy, scrittrice, musicista e attivista anarchica statunitense, indaga la profonda relazione esistente fra anarchia e narrativa intervistando alcuni degli autori di fiction più significativi del nostro tempo: Ursula K. Le Guin, Alan Moore, CrimethInc., Prof. Calamity, Jimmy T. Hand, Octavio Buenaventura, Cristy C. Road, Starhawk, Rick Dakan, Michael Moorcock, Lewis Shiner, Jim Munroe, Carissa van den Berk Clark.

Insieme a loro riflette sullʼinflusso delle idee e delle esperienze politiche radicali nella letteratura dʼinvenzione e sullʼimpellente necessità di dare spazio allʼimmaginazione nelle nostre vite per rendere possibile un concreto miglioramento della realtà in cui viviamo.

E. Ongaro, Nella Giacomelli. Unʼanarchica contro corrente, Zero in condotta 2019, pp. 187
  € 15,00

Nella Giacomelli è una protagonista dellʼanar-chismo di lingua italiana.

Nata a Lodi nel 1873, vive la repressione antianarchica innescata dalle leggi volute da Crispi nel 1894; risiede a Milano nel clima che segue il regicidio di re Umberto da parte di Gaetano Bresci contribuendo a fondare vari periodici; si oppone attivamente allʼentrata in guerra dellʼItalia.

Nel dopoguerra è attiva protagonista nella nascita del quotidiano Umanità Nova, per cui ideerà anche il nome. Paolo Schicchi, Luigi Fabbri, Maria Ryger, Errico Malatesta, Camillo Berneri, Leda Rafanelli sono solo alcuni degli esponenti del movimento anarchico con i quali mantiene relazioni e sviluppa contraddittori. Con lo scienziato Ettore Molinari in particolare forma un lungo sodalizio di vita e di militanza.

Sempre coerente, caratterizzata da un itinerario politico lineare, portatrice di una visione etico-individualista, Nella Giacomelli, pur essendo menzionata in molti lavori della storiografia dedicata allʼanarchismo, non è stata mai studiata a fondo, rimanendo misconosciuta, nonostante la sua proficua attività giornalistica e di autrice di testi teatrali.  Questo volume vuole porre un rimedio, offrendo la biografia di questa anarchica controcorrente.

Arte arti visive e fumetti graphic novel

M. Nadeau, Storia del surrealismo, Massari 2020 pp. 272  € 15,00

Il movimento surrealista nato allʼincirca  con la prima guerra mondiale e finito prima della seconda, ha avuto come principale teorico il poeta André Breton, ha coinvolto tutte le arti dalla poesia alla saggistica compreso il cinema e la letteratura. Questo libro ne racconta la storia.

P. Naville, Il tempo del surreale, Corpi, Massari 20219, pp. 367  € 20,00

Una storia del surrealismo attraverso i ritratti letterari dei suoi principali interpreti: Paul Eluard, André Breton, Raymond Queneau, Salvador Dalí, Magritte, Miró, Picasso e la rivista  La Révolution surréaliste,

A cura di A. Antonelli, Così parlò Monicelli, Edizioni dellʼasino 2016, pp. 144 € 12,00

Mario Monicelli è uno dei registi più importanti della commedia italiana, in cui ha mostrato pregi e difetti del nostro paese da ogni punto di vista. In occasione dei cento anni dalla sua nascita, gli amici hanno raccolto le sue parole

per rendergli omaggio e sottolineare la straordinarietà di un uomo che si riteneva “migliore come essere umano che come regista”.

Stefano Erasmo Pacini, Noi sogniamo il mondo, Effigi 2016, pp. 176 €     18,00

In questo libro sono racchiuse le  foto più significative di 40 anni di attività fotografica, prima da amatore poi da professionista.

Si possono così scorrere in uno splendido bianco e nero 40 anni di storia italiana ma non solo: dalla rivoluzione portoghese del 1975 a un reportage a Cuba di una decina di anni fa; da un matrimonio Rom in Veneto (una perla) alla Jugoslavia degli anni della guerra.

Stefano Erasmo Pacini, Figli dei fiori e figli del vento, Bam 2021, pp. 130 €     15,00 Il ribelle e il rom: chi rifiuta la norma sociale e chi per vicissitudini storiche ne è rimasto ai margini.

Per questa condizione liminare entrambi scorgono orizzonti possibili che vanno oltre la miseria della vita sprecata, entrambi ne pagano un prezzo doloroso.

È questa la connessione metaforica che attraversa Figli dei fiori e figli del vento, il nuovo libro fotografico di Stefano Erasmo Pacini.

Matthias Canapini, Confini: Scatti a passo dʼuomo, Prospero  2019, pp. 176 € 20,00

Duecento bellissime foto, alcune in bianco/nero, ma per lo più a colori: per raccontare – vero e proprio diario di viaggio  – la vita e le sue multiformi condizioni: dai Balcani allʼEstremo Oriente, dallʼest Europa al Caucaso, dal Salento alla Valsusa e al Marocco. Per scoprire che il pianeta azzurro che ci ospita, accanto al miracolo dei bambini, è una discarica a cielo aperto ovunque e un teatro di guerra senza confini, con i morti di ieri e di oggi; a riprova che viviamo su un pianeta carico di dolore e incapace di imparare dal dolore. (l.b.)

A cura di M. Fiori e M. DallʼAcqua, Tra sogno e realtà, Ali  2020, pp. 288 s.i.p.
In occasione della mostra Sogno e realtà, curata dallʼAli (Associazione Liberi Incisori)il presidente Marco Fiori ha voluto aprire una sezione  dove si cercassero le ideali, possibili ipotetiche specularità visive tra cinquanta incisioni e acqueforti e altrettanti manifesti cinematografici di ogni epoca provenienti dalla Cineteca di Bologna, una delle più note e importanti del mondo.

A cura di A. Acocella, A. Iacuzzi, C. Toschi, Pistoia novecento, Sguardi sullʼarte del secondo dopoguerra, Gli Ori 2020, pp. 399 € 42,00

Il volume è stato pubblicato in occasione della mostra “Pistoia Novecento. Sguardi sullʼarte dal secondo dopoguerra”, presso la Fondazione Pistoia Musei di Pistoia (9 settembre 2020-22 agosto 2021), ed è pensato come un racconto sinergico al progetto espositivo, arricchito da un atlante iconografico che presenta le riproduzioni delle opere e dei documenti, di cui molti inediti, selezionati per la mostra.

Nicolas Ariste, Lasciate ogni pensiero o voi chʼintrate, Logos edizioni  2018, pp. 33

  7,00

Lʼautore è un illustratore di libri per ragazzi e collabora con diverse case editrici a livello internazionale. Nato nel 1978,  si è formato a Buenos Aires. Il libro è imperniato sul sogno della protagonista, una donna-uccello che entra ed esce da incubi per entrare in altre situazioni parimenti inquietanti. Il titolo, che parafrasa Dante, invita ad accantonare pensieri logici e ad esplorare un territorio altro rispetto alla ragione. Del resto come in  molte fiabe, campeggiano qui animali e animali umani che, graficamente, rivivono citazioni dʼarte e di libri.
In conclusione, in una  intervista, lʼautore esemplifica tra lʼaltro la sua tecnica.  (l.b.)

Anselm Kiefer,  Lʼarte sopravvivrà alle sue rovine,  Feltrinelli 2018, pp. 211 € 25,00

Il libro riunisce otto lezioni che  Kiefer  ha tenuto al Collège de  France  di Parigi dove, tra il dicembre 2010 e lʼaprile 2011, ha insegnato.  In  esse,  lʼautore attinge alla  letteratura,  alla filosofia e ai suoi ricordi, nel tentativo di portare alla luce il processo di sedimentazione da cui si genera la sua arte. (l.b.)

Gianni De Conno, Notturni,  piraterie e allunaggi, a cura di  I. Canu, C. De Conno, F. Toninelli, P. Zerbi,  Carthusia 2018 , pp. 94 € 19,00

Lʼautore, mancato di recente, nasce nel 1957 a Milano,  dove si forma. Studia al Liceo Artistico, poi al Conservatorio G. Verdi e infine presso la Scuola del Cinema dove si specializza in Animazione e scenografia. Illustratore, sʼimpone a livello nazionale e internazionale per il suo stile  personale, ricevendo moltissimi riconoscimenti.

Il catalogo, accanto alle sue opere per lo più in acrilico digitale, si apre con la presentazione di F.  Geronimi  ed una stringata esemplificazione della tecnica da parte dellʼartista,  mentre i ricordi di quanti lo  avvicinarono affiancano le opere che si offrono, a chi voglia incontrarle, sapienti e misteriose. (l.b.)

A cura di P. Cornaglia, Il giardino del Palazzo Reale di Torino, 1563-1915, Olschki 2019, pp. 237 € 60,00 Il Giardino Reale di Torino, delineato nel 1563,  quando  la  città  diviene  capitale  dello  Stato  sabaudo,  racconta  quattro  secoli  di  storia.  Da  tempo  è  oggetto  di ricerche   condotte   sia   dalle   istituzioni   preposte alla tutela e al restauro sia dal Politecnico  del  capoluogo  piemontese presso il quale Paolo Cornaglia, curatore di questo lavoro, insegna Storia del giardino e dellʼarchitettura. Il  libro,  promosso  dai  Musei  Reali, porta allʼattenzione  di  tutti,  non  solo di studiosi e appassionati, il vasto patrimonio custodito in questa oasi di natura che si estende per circa cinque ettari nel cuore cittadino.


A. Desco
, Geminiano in casa sua, Un nome, un volto, una presenza, Artestampa 2019, pp. 64
  9,00

Fin dalla facciata, il Duomo di Modena dichiara di essere la casa di Geminiano. Non basta la sua tomba in cripta a giustificare questo titolo. Tutta la cattedrale, dentro e fuori, è dedicata e ricorda il suo vescovo del IV secolo: Ista Domus  clari  fundatur  Geminiani, come recita unʼepigrafe su una delle due pareti laterali esterne. Quindi, leggendo lʼesterno del Duomo,  effetuando passo dopo  passo il suo periplo, numerose sono le sculture e le iscrizioni che, in secoli diversi,  celebrano il patrono di Modena. Tale celebrazione continua anche allʼinterno della Cattedrale dove, in Cripta, è stata ritrovata 700 anni dopo la tomba del prelato, col volto ad oriente, così come è orientata la chiesa,  cioè verso lʼincontro con il Cristo. Il libretto contiene un folto repertorio fotografico e, in fondo, una bibliografia. (l.b.)

 

E. Castellucci, Il Duomo parlante, Una lettura teologica della cattedrale di Modena, Artestampa 2019, pp. 59 €   9,00

La Cattedrale di Modena vive di tre spazi e di tre tempi. Il primo, la Cripta, in origine, è il luogo di culto delle reliquie e del rapporto intimo con Dio; la seconda, lʼAula, è il luogo della liturgia, della comunità  dei fedeli di cui custodisce il tempo del destino ultimo;  infine, il Sagrato, luogo e tempo dellʼincontro di sacro e profano, dialoga con la città e le fatiche e le gioie della vita quotidiana degli uomini.

Su questa triplicità spazio – temporale è centrata la lettura della Cattedrale di Modena da parte del suo vescovo e abate di Modena e di Nonantola. Il testo include un ampio repertorio fotografico. (l.b.)

G. Castelgrandi, Il bestiario divino, Figure di animali reali e fantastici nel Duomo di Modena e nellʼAbbazia di Nonantola,  Artestampa 2019, pp. 60 €   9,00

Una delle caratteristiche più evidenti delle chiese edificate in età medievale è la forte connessione tra architettura e decorazione scultorea che, nelle abbazie – né fa eccezione Nonantola di origine longobarda – si pratica, ma con maggiore sobrietà.

I soggetti che troviamo nei cicli decorativi sono ispirati alla storia sacra, alle vite dei santi locali, al tema della salvezza dellʼuomo. Ma ciò che maggiormente colpisce i moderni è la straordinaria quantità di animali rappresentati sulle facciate e negli interni delle chiese, sia romaniche che gotiche, dove abbondano sculture, variamente inserite, di bestie feroci, reali e/o immaginarie che – in quantità – superano ogni altro soggetto decorativo. Per la cultura medievale “realtà” e “verità” non coincidono. La realtà è stratificata e ogni elemento di essa, cosa, persona o animale che sia, rimanda ad altro, a un significato più profondo. Tali immagini hanno una valenza simbolica che permette di cogliere verità altrimenti nascoste e lʼinfinito attraverso il finito.

Il sapere dellʼuomo medievale è essenzialmente un sapere cristiano; ma si confronta anche con la tradizione classica, araba, ebraica e celtica, realizzando mirabili sintesi.

Oltre alla Genesi, questa iconografia faunistica si rifà ad Aristotele, filtrato da Plinio il Vecchio e dalle traduzioni arabe, per confluire nei Bestiari, ricchi repertori di simboli, utili e nella predicazione e nella produzione artistica. Attraverso queste immagini didascaliche si veicolano ai fedeli verità altrimenti difficili da divulgare, verità profonde attingendo dal mondo della natura, allora onnipresente, appena varcate le mura urbane; natura che – nel Bene- è opera di Dio e – nel Male – di Satana.

Nei Bestiari si ritrovano due grandi categorie di fiere: quelle  nelle quali prevalgono le virtù (es. lʼElefante/ lʼAquila e il Leone) e quelle in cui predominano i vizi (il Serpente/il Basilisco/ la Sirena). Dato che lʼanimale ha un significato simbolico, la sua resa non soggiace alla descrizione convenzionale. Nellʼestetica dellʼepoca il realismo non interessa, né è funzionale. Nel libro è incluso un ampio repertorio fotografico e, per chi volesse approfondire, una bibliografia, suddivisa in Fonti e Studi.  (l.b.)

Aa.Vv., Le visioni di Laura, Tratto dai racconti di Gordiano Lupi,  Eif edizioni 2016,
pp. 104 € 10,00

Nasce da unʼidea narrativa per una sorta di romanzo a puntate, costruito su una serie di racconti thriller-horror con protagonista fisso e alcune situazioni di vita quotidiana. Le visioni di Laura parte da un soggetto di Gordiano Lupi, sceneggiato da Fabrizio Fassio e ideato graficamente da Oscar Celestini. Le visioni di Laura è una serie a fumetti che contamina horror, fantastico e noir, secondo la lezione della vecchia scuola del cinema italiano.

Lucio Staiano e Claudio Avella, Tiresia, Il potere e la rabbia,  Shockdom 2019, pp. 64 € 15,00

Shockdom aggiunge una nuova, intensa graphic novel alla collana Timed che racconta le storie di esseri umani dotati di superpoteri dalla natura letale: dal momento in cui vengono attivati, portano alla morte.

Tiresia è una sedicenne diventata Timed. Ha il potere di viaggiare nellʼinconscio delle persone e di modificarlo, aiutando le persone a guarire da psicosi e ossessioni. Vive con lo zio, prete di vecchissimo stampo. Evita è una psicologa che si offre di aiutarla a gestire il potere. Simona è sposata con un marito che diventa ogni giorno più violento e ha una madre anchʼessa ossessionata dalla religione. Quando a Tiresia verrà chiesto di aiutare Simona, tutti i problemi esploderanno. E il finale non sarà per nulla scontato.

Isabella Di Leo, Si può fare, Gene Wilder & Mel Brooks: nascita di un sodalizio mostruoso, BeccoGiallo 2020, pp. 271 € 20,00

Isabella Di Leo, diplomata in grafica pubblicitaria, ha da sempre avuto la passione per il fumetto e nel 2018 crea il webcomic Triplo guaio in cui racconta in chiave ironica e metaforica ciò che ha vissuto quando ha scoperto di avere il cancro al seno.

Ora esce il suo secondo fumetto Si può fare!, sempre edito da BeccoGiallo e incentrato sul racconto della realizzazione del film Frankenstein Junior. Come si intuisce già dal titolo, e dalla copertina che riprende la locandina del film, Si può fare racconta la genesi del capolavoro della comicità Frankenstein Junior, e i due protagonisti non potevano che essere Gene Wilder e Mel Brooks.  Il libro si sofferma proprio sulla preparazione della pellicola, la ricerca dei soldi per realizzarla, la scelta degli attori, le discussioni fra i due.

Golo Zhao, Reverie, Bao Publishing 2017, pp. 22
€ 19,00

Con questo titolo, Bao Publishing inaugura una collana tutta dedicata ai manhua, termine con il quale si indicano i fumetti cinesi. Il primo titolo appartiene a Golo Zhao, uno degli autori cinesi più famosi in Europa: si tratta di Reverie, che immerge il lettore nelle fantasie di un giovane scrittore in viaggio a Parigi. Reverie non racconta una storia, ma tante storie… Anzi, tanti spunti per tante possibili storie, storie che forse Z-Jun, il protagonista, un giorno scriverà, ma che per ora vivono solo nella sua testa. Il ragazzo si trova nella capitale francese per incontrare Dominique, una giovane donna di origini cinesi che sta studiando in città e per la quale prova qualcosa.

Zuo Ma, Night Bus, Bao Publishing 2018, pp. 210
€ 18,00 Zuo Ma è uno dei fumettisti più importanti della scena artistica cinese contemporanea. Le sue storie sono intrise di poesia del quotidiano e di una magia lieve, legata alle emozioni, ai ricordi, ai desideri più profondi. Night Bus è precisamente così: un viaggio che pare concreto, poi diviene surreale, ma quando il lettore mette a fuoco il panorama capisce di trovarsi davanti a qualcosa che gli è familiare: un panorama delle emozioni profonde che spesso ci disabituiamo a scrutare.

Zao Dao, Vagabondaggi, Bao Publishing 2018, pp. 184 € 18,00

Zao Dao, giovane ma già amatissima illustratrice cinese, realizza questa affasci-nante raccolta di storie brevi, in cui racconta la propria infanzia e adolescenza con una capacità narrativa così pura da risultare senza tempo, complice lo sfondo di un paese in eterno, precario equilibrio tra tradizioni ancestrali e modernità. Il suo talento nellʼarte dellʼacquarello lʼha resa famosissima a livello internazionale.

Seth, Clyde Fans, Un romanzo per immagini in cinque parti, Coconino Press 2019, pp. 210 € 42,00

È un grande romanzo a fumetti, realizzato nel corso di ventʼanni, unʼelegante edizione dal sofisticato design grafico, per un libro destinato a entrare tra i capolavori della narrativa disegnata. Attraverso la storia di una piccola azienda di ventilatori, delle vite ordinarie e dei personali fallimenti dei due fratelli titolari, Abraham e Simon, Seth medita su temi profondi e universali: lʼamore e le ferite nelle relazioni familiari, la nostalgia del passato, la vana lotta contro lʼinevitabile scorrere del tempo. È la parabola di una piccola azienda canadese di ventilatori elettrici, dagli anni dʼoro del dopoguerra al fallimento per lʼincapacità di stare al passo con il progresso tecnologico.

Gipi, Momenti straordinari con applausi finti, Coconino Press 2019, pp. 167 € 24,00

Gianni Pacinotti negli anni è diventato un Autore di livello internazionale, iscrivendo il suo nome nel palmarès ideale e reale dei maggiori fumettisti italiani. In questo  ultimo lavoro recupera il personaggio di una storia, lo scrittore di successo colpito da depressione Silvano Landi, e lo trasforma in un comico, un intrattenitore, un uomo che deve fare divertire la gente a ogni costo.

Più stili di disegno si susseguono nella stessa tavola e il racconto si sviluppa per brevi frammenti, attraverso una struttura che sulla vicenda principale innesta una serie di racconti più o meno coerenti che si rivelano come pensieri del protagonista, forse appunti scartati dai suoi monologhi, discorsi alla radio di politici sovranisti, misteri che non trovano immediata spiegazione.

Lorenzo Palloni, Terranera, Disegni di Martoz e lettering di Luca Bertellè, Feltrinelli Comics 2020, pp. 144 € 13,00

Natale è un vecchio camorrista allʼultima spiaggia e ha solo una possibilità per sopravvivere. Deve portare a termine il compito che i suoi capi gli hanno assegnato. Ma non può farcela da solo, e allora porta con sé Driss, Jamill e Hassam, tre immigrati clandestini, tre ragazzi venuti in Italia in cerca di salvezza che si ritrovano ostaggi e allo stesso tempo artefici di una disperata missione: mettere in atto una serie di attentati alle discariche di diverse città. Prigionieri di una guerra fra camorra e mafia cinese, i quattro percorrono il paese da sud a nord, a bordo di una scalcinata station wagon carica di ordigni incendiari. Un tour criminale che rivela unʼItalia distorta, feroce e razzista, una graphic novel attualissima, in cui rivivono lʼimpegno e la forza della commedia allʼitaliana.

Akab, Le mani di Z, Eris 2020, pp. 224 € 25,00 Z è un uomo con un ritardo mentale che vive con la madre. È ossessionato da Zorro di cui possiede film, libri, gadget, e passa i pomeriggi a guardare la tv indossando la maschera e il mantello del suo eroe. Alle spalle ha un padre fallito e suicida, il passato della famiglia di Z è oscuro  e tormenato.

Le Mani di Z è una storia che parla della delusione collettiva del reale e del conseguente bisogno di rifugiarsi nelle opere di fantasia, nella cultura Pop, quel Pop che Akab, instancabile agitatore del fumetto italiano, ha smontato pezzo dopo pezzo in più di un quarto di secolo di carriera. In questo suo ultimo graphic novel ci accompagna oltre il limite dellʼamore, del fantastico e del disagio.

Gabriele Di Benedetto, noto appunto anche con lo pseudonimo di Akab, fu uno dei fondatori dello Shok Studio ed  è stato una figura instancabile del fumetto italiano oltre a regista e  videoartista italiano, morto prematuramente a solo 43 anni.

Don Milani

Segno, n. 419, settembre – ottobre 2020

€ 10,00

Sebastiano Vecchio: Don Milani retorico: un confronto con SantʼAlfonso. Breve ma accurato intervento sullʼuso della retorica da parte del priore di Barbiana che si impegnava a cercare le parole giuste, migliori, semplici ma precise, nel rispetto della verità e dellʼinterlocutore. Sono presenti varie citazioni di brani di don Lorenzo, del letterato, missionario e vescovo del Settecento Alfonso de Liguori, giudizi di Franco Fortini, cenni di retorica e comunicazione.

A cura di F. Lauria, Quel filo teso tra Fiesole e Barbiana, Don Milani e il mondo del lavoro, Edizioni Lavoro 2019, pp. 263 €  18,00 A un anno dalla scomparsa di Gesualdi, allievo ed ex sindacalista, il volume affronta proprio il rapporto tra Don Milani e il mondo del lavoro e della sua rappresentanza.

Oltre a Gesualdi, molti allievi del priore di Barbiana hanno seguito lʼinvito del sacerdote, generazioni di sindacaliste e sindacalisti hanno tratto e tuttora traggono ispirazione dalle parole e dai gesti del sacerdote fiorentino.

Il libro, in oltre duecento pagine, raccoglie i testi di due capisaldi tra gli allievi di Don Milani: entrambi purtroppo scomparsi nel 2018: il già citato Michele Gesualdi e Maresco Ballini. Ad essi si affiancano  le testimonianze inedite di alcuni allievi di Don Milani divenuti sindacalisti: Agostino Burberi, Francuccio Gesualdi, Paolo Landi.

Leggere le pagine di questo libro è utile per confrontarsi non solo con le esigenti parole di don Milani, ma per raccordarle con quelle di Papa Francesco che ha invitato con forza il movimento dei lavoratori, nel ventunesimo secolo, a riattualizzare due grandi orizzonti, superando storture e pigrizie: quelli della “profezia e dellʼinnovazione”.

Quella vissuta fin dagli anni Cinquanta da don Milani e dai suoi allievi è, infatti, una storia preziosa che va conosciuta e tramandata, una storia di riscatto e di impegno, denuncia e testimonianza, mobilitazione e costruzione paziente, nelle fabbriche di Calenzano come nellʼesilio generativo del contesto agricolo e montano di Barbiana.

S. Passerotti, Le ragazze di Barbiana, La scuola al femminile di Don Milani, Libreria Editrice Fiorentina 2020, pp. 192 € 12,00

Questa pubblicazione vuole smentire lʼaccusa di misoginia di chi ancora insiste con questa accusa e vuole dimostrare che il prete Lorenzo Milani, pur tenendo conto del suo ruolo di prete e del contesto – tra lʼarretrato e lʼarcaico – in cui si muoveva, mise in piedi unʼesperienza educativa tra le più travolgenti e durature del ʼ900 italiano. Anche perché invitava – rudemente, come il suo carattere brusco gli imponeva –  a studiare anche le bambine di famiglie povere, dove avere la licenza elementare era considerato già tanto, soprattutto per le femmine.

Certamente, alcuni aspetti della vita quotidiana non erano paritari. Si ricordano ancora la gestione della piscina autocostruita (i maschi sì e le femmine no, perché come facciamo con i costumi?) ma lʼelemento di base, il diritto a una vita migliore e allʼistruzione valeva per tutti e tutte. Il convincimento del potere dellʼistruzione nellʼaprire le menti e nel dare strumenti (anche il semplice sapersi esprimere) per difendersi dai soprusi, era alla base del lavoro di Don Milani; e le donne e gli uomini, anche studiosi e artisti, che salivano, numerosi, a Barbiana per dare il loro contributo (tante volte anche economico) sostenevano un esperimento durato dodici anni ma ancora oggi studiato per la sua lungimiranza. In questo esperimento hanno trovato spazio le donne, non solo bambine della scuola ma anche insegnanti, collaboratrici, aiutanti.

Questo volume ci aiuta, attraverso interviste e ricostruzioni dellʼautrice, a scoprire lʼaltra metà della scuola di Barbiana. In appendice al volume una breve rassegna di quindici testimonianze di bambine che frequentavano le scuole elementari statali dal 1955 al ʼ67, ovvero il periodo nel quale fu attuata la scuola di Barbiana. Rassegna poco scientifica ma illuminante. Quindi: cʼerano bambine a Barbiana? Si, cʼerano. Ma la scuola di oggi, dopo tanta riflessione pubblica, laica e non solo, sta perseguendo ancora quegli obiettivi, tra cui il principale era “Nessuno deve rimanere indietro”? Sta perseguendo lʼincarico assegnatole dalla Costituzione repubblicana? Su questo, le risposte – ce lo dice lʼautrice – non possono essere affermative. (i.b.)

Donne

A cura di A. Curcio, Introduzione ai femminismi, Genere, razza, classe, ripro-duzione: dal marxismo al queer, DeriveApprodi 2019, pp. 127 €  10,00

Un excursus della critica femminista lungo una direttrice storica che arriva fino allʼoggi. Con punti di vista differenti, le autrici propongono unʼanalisi di alcune tra le più importanti esperienze politiche e teoriche del femminismo, permettendo di orientarsi tra le questioni centrali poste dallʼattuale mobilitazione internazionale delle donne: tra queste il nesso tra capitalismo e patriarcato, il nodo del potere, il rapporto tra razza e genere, i temi del lavoro, della sessualità e dei diritti.

A cura di L. Curti, Femminismi futuri, Teorie, Poetiche, Fabulazioni, Iacobelli 2019, pp. 215 €  18,00 Tra letteratura, scienza, arte e attivismo digitale, dal cyber- e xeno-femminismo alla nuova ecologia di Donna Haraway: una lunga cavalcata tra romanzi fantastici e di fantascienza speculativa femminile, da Ursula K. LeGuin a Octavia Butler, Han Kang e Nnedi Ohorafor, fino alle artiste afrofuturiste che stanno disegnando un nuovo scenario, reale e immaginario, di possibili futuri a venire.

A. Ceresa, Piccolo dizionario  dellʼinuguaglian-
za femminile
, Nottetempo 2020, pp. 173
  15,00

A cura di L. Fortini e A. Pigliaru, Abbecedario della differenza, Omaggio a Alice Ceresa, Nottetempo 2020, pp. 198 €    8,00  Piccolo     dizionario     dell’inuguaglianza     fem-
minile
di Alice Ceresa è un’opera la cui stesura è durata   trent’anni   (1970-2001). Un’opera incompiuta,   pensata,   ripensata,   sottoposta a un continuo lavoro di revisione, e però mai abbandonata dalla scrittrice italo-svizzera.

Oggi abbiamo l’occasione preziosa di poterla leggere grazie al lavoro rigoroso   e   acuto   di   Tatiana   Crivelli e di poterne arricchire la lettura grazie alla pubblicazione di un altro libro, Abbecedario     della differenza che col Piccolo dizionario si mette in relazione, viva e incarnata, grazie al contributo di ventisei donne e tre uomini che riscrivono, dialogandovi, molte delle voci del dizionario ceresiano…

In che modo le voci «Animale»,   «Famiglia»,   «Femminile»,   «Morale», per citarne solo alcu-ne di quelle composte da Ceresa, continuano a parlarci? Quanto della sua tenacia decostrutti-va, e della sua sistematica disobbedienza alle consuetudini e ai codici normativi, ci è utile e necessaria per interpretare il mon-do che ci circonda? «Famiglia: estrema   cellula amministrativa  dell’organizzazione patriarcale», scrive Ceresa nel Piccolo dizio-nario, e continua con spietata, drastica, ironia: «La famiglia non ubbidisce a nessuna legge naturale e questo   spiega   perché   si   disgreghi   non appena ne sia allentata la coercizione e pertanto la credibilità».

Basta, in effetti, leggere queste poche righe per sentire come la trattazione ceresiana ci riguardi e illumini anzi, faccia scintillare – come pietra focaia – zone del nostro presente, in tempi in cui la parola famiglia accostata   all’aggettivo   «naturale»,   viene continuamente impugnata da partiti e individui per rafforzare   ingiustizie   e,   per   l’appunto, diseguaglianze. (Sara De Simone da: «Alias-il Manifesto»)

A cura di P. Cavallari, Non sono la costola di nessuno, Letture sul peccato di Eva, Il segno dei Gabrielli 2020, pp. 187 €  16,00

Il mito di Eva, secondo una lettura stereotipata di Genesi 2 e 3, indica un archetipo che condiziona in modo poderoso paradigmi culturali e pregiudizi del nostro tempo in materia di sessi/generi. Lo stereotipo descrive un’Eva causa di ogni male e un Adamo trascinato dalle sue trame diaboliche; rappresenta inoltre un’Eva derivata dal “marito” fin dall’origine, quindi inferiore per disegno divino. Grammatiche laiche istituite sulla discriminazione e il pregiudizio trovano così una loro “sacra” fondazione e legittimazione. È possibile sottrarre il mito genesiaco di Eva alle letture dominanti che hanno interpretato la figura della prima donna? Scardinare il monopolio della costruzione religiosa ed antropologica dell’archetipo femminile per eccellenza? Anche nel mondo secolarizzato, Eva ha rappresentato la fonte prima dei pregiudizi sulla minorità femminile. Si tratta di una costruzione che la cultura patriarcale – teologica e non solo – ha elaborato e puntellato come una fortezza, pur facendola passare come dato “naturale” o disegno divino?
Questo libro raccoglie contributi diversi di uomini e donne che, in spirito ecumenico e in un’ottica di differenza sessuale, hanno ascoltato le parole di Genesi in un orizzonte di senso teso a “rendere giustizia”: essi scoprono che all’origine era stata posta non la sottomissione di un sesso/genere sull’altro, ma l’alleanza e la parità, nelle differenze, secondo una lettura del testo biblico che, come suggerisce la tradizione ebraica, disigilla ancora una volta nuove scintille di significato, ognuna nel dono di sé all’altra.

A. Bocchetti, Cosa siamo disposte  a fare per la nostra libertà, VandA 2020, pp. 57     9,50 Siamo sicure che la libertà che noi donne abbiamo conquistato sia nostra per sempre? O possiamo tornare indietro? O possiamo proprio perderla? A fronte della nostalgia per una società patriarcale che oggi una certa politica esprime e minaccia, si offrono pensieri ad alta voce. Due monologhi per riflettere. (dal risguardo di copertina)

M. Murgia e C. Tagliaferri, Morgana, Mondadori 2019, pp. 238 €    9,00 Le autrici si confrontano con le storie di dieci donne che nella loro vita sono andate oltre i limiti imposti dalla società, nella ricerca di una libertà dove tutto è possibile. Leggendo le storie di queste donne è difficile fare un confronto con Morgana, strega-fata-guaritrice-incantatrice di uomini, se non nell’uso comune del nome stesso – Morgana – come immagine negativa per i più. Comunque sia, ognuna di queste donne ha interpretato un ruolo, credendo di essere libera, ma facendo esattamente quello che la società dello spettacolo si aspettava come personaggio border line da offrire a un pubblico più vasto e pagante. Basti lʼesempio di Moira Orfei. (m.b.)

Il sogno della farfalla, Rivista di psichiatria e psicoterapia, n. 1, gennaio 2020 € 20,00

Volume monografico su: Lʼidentità della donna. Radici storico-culturali della violenza di genere.

Riportiamo lʼindice: S. Maggiorelli: Violen-za di genere e identità delle donne; I. Bo-naccorsi, E. Liberatori Finocchiaro: Che cosʼè lʼamore? Che cosʼè la violenza? Cinque interviste a M. Fagioli; B. Pelletti, S. Iasonna: Dalla parte delle vittime: giustizia e prevenzione. Il caso di Sara Di Pietrantonio; M. Scarciglia: Perché Carmen non muoia il presente deve cambiare. Spunti di riflessione sul femminicidio; A. Pompili: Donne allʼalba del nuovo millennio: dalla rivendicazione dei diritti allʼaffermazione dei doveri riproduttivi; V. Angeli: Violenza di genere. Strumenti giu-ridici e di contrasto; F. Renzaglia, B. Renzaglia, S. Santomauro: La legge sulle donne. Perché cambia, come cambia; S. Corio, K. Di Porto: Appena un poʼ meno umane. Sulle strategie di deumanizzazione nei confronti delle donne; G. Ingrao: Il rapporto uomo donna come confronto di identità: una riflessione sul periodo dal dopoguerra a oggi.

Spagna contemporanea, n. 55, 2019 €  35,00

Dossier a cura di R. Ruiz Franco e S. Rodríguez López su: Mujeres de Ley: del tardofranquismo a los inicios de la transición a la democracia:

Gli articoli sono di: J. Espinosa Romero: La femminilizzazione delle istituzioni culturali durante il regime franchista; R. Ruiz Franco: la situazione giuridica e sociale delle donne in Spagna dal tardo franchismo alla transizione democratica; I. Ofer: Le associazioni delle casalinghe e il dibattito sul ruolo delle donne consumatrici e cittadine attive (Spagna 1963-1982); M.M. Seco: Tra disciplina e trasgressione. Pilar Brabo, leader comunista e deputata nella transizione; E. de Dios Fernández: Le donne lavoratrici e la crisi della mascolinità operaia; S. Rodríguez López: Le élite femminili dalla dittatura alla democrazia; L. Branciforte: LʼUnione Donne Italiane nel processo di democratizzazione e liberazione femminile sul finire della dittatura.

Quaderno di storia contemporanea, n. 66, 2019 €  13,00

Nella sezione Donne e lavoro. Il questore di Asti A. Faranda Cordella riflette sul rilievo via via assunto dalle donne in polizia, ripercorrendo anche la propria carriera personale. Allʼinizio alle donne erano affidati i settori specialistici della tutela dei minori e delle donne ma in seguito alla riforma del 1981 la Polizia di Stato si è trasformata in una forza di polizia a ordinamento civile e le ispettrici sono state inserite nelle Volanti e nella Squadra mobile anche con incarichi di responsabilità.

Il contributo di G. Gaballo si sofferma sul cambiamento della qualificazione del lavoro femminile e sulla conseguente conquista dellʼautonomia ed esamina le normative sul lavoro femminile dalla prima legge del 1950 al 2012. Il racconto per immagini di T. Agliani illustra lʼantologia fotografica di diversi autori della mostra La rivoluzione silenziosa (Brescia, maggio 2019), sullʼoccupazione femminile negli ultimi settantʼanni, dalle povere donne calabresi del 1954 allʼastronauta Samantha Cristoforetti. Infine R. Lasagna propone una riflessione sullʼinchiesta televisiva della RAI La donna che lavora realizzata da G. Salvi e U. Zatterin nel 1958 sulle condizioni di lavoro delle donne nellʼItalia del boom.

Studi e ricerche di storia contemporanea,  n. 93
giugno 2020       s.i.p.

Elisabetta Ruffini parla delle donne che per prime raccontarono Auschwitz allʼItalia.

Sette donne decidono di scrivere la loro testimonianza di deportate; due di loro iniziano a farlo già nel maggio 1945 su taccuini raccolti tra le macerie della Germania durante il viaggio di ritorno. Negli scritti, che tutte decidono di pubblicare subito, trovano spazio il ruolo fondamentale del corpo nella descrizione dellʼesperienza vissuta, il rapporto con la letteratura, lʼautobiografia collettiva.

lʼimpegno, Rivista di storia contemporanea, n. 2,
dicembre 2019 €  12,00

In La Resistenza di Elda Cavigiolo, Sandra Ranghino racconta la prima parte della vita di questa donna della Resistenza. Nata a Vercelli nel 1925, inizia a lavorare a quattordici anni, sarà operaia e commessa allo spaccio per i dipendenti, posto dal quale verrà licenziata in seguito a unʼammonizione per aver riso al funerale di un alto dirigente della questura. Messa alle strette accetterà di lavorare al Centro Costituzione Grandi Unità di Vercelli e riuscirà a farsi sospendere dal servizio seguendo il consiglio di un vicino conosciuto come Pinot Rus, grazie al quale nel 1941 si trova a lavorare per lʼorganizzazione comunista clandestina. Lavora in casa, vicino alla sede della Gioventù italiana del Littorio e alla Casa del fascio in un rione pieno di fascisti. Copia testi, porta volantini contro la guerra o con riproduzioni di articoli de LʼUnità. Poco dopo lʼarmistizio arrivano in città i tedeschi che scateneranno perquisizioni, minacce e arresti insieme ai fascisti. Mentre infuria la lotta partigiana, Elda continua a lavorare per la Resistenza. (m.i.)

Malamente, rivista di lotta e critica del territorio, n. 15, settembre 2019 €    3,00

La rivista ricorda Leda Antinori e la Resistenza delle donne nel nord delle Marche. Leda, staffetta partigiana della Brigata Gap Pesaro, operava lungo la vallata del Metauro fino alla Gola del Furlo. Portava comunicazioni e notizie, cibo, medicine e armi. Arrestata e torturata dai nazisti, non tradirà i suoi compagni e riuscirà a fuggire ma non a sopravvivere a lungo. Di questa giovanissima staffetta si sapeva ben poco e le autrici  ne hanno ricostruito la storia grazie a fonti orali.

P. Staccioli,  H. Gaggio Giuliani, Non per odio
ma per amore
, Storie di donne interna-zionaliste, Red Star Press 2018, pp. 193

  16,00

Continua il viaggio di Paola Staccioli alla ricerca di storie di donne e uomini rivoluzionari e coerenti fino al sacrificio personale. Questo libro è firmato insieme a Haidi Gaggio Giuliani ed è dedicato a sei donne internazionaliste, tutte cadute per la libertà e la dignità di altri popoli, alcune con le armi in pugno, altre con un megafono in mano e seppellite vive. Donne molto diverse tra loro, per crescita di coscienza, per strumenti di lotta, per scelte di fronti diversi. Dalla pasionaria argentina “Tania” Bunke, che muore guerrigliera in Bolivia, alla cooperante Usa Rachel Corrie che viene seppellita viva da un bulldozer israeliano, passando per la tedesca Ertl, figlia di un ex SS che giustiziò lʼassassino di Che Guevara e lʼitaliana Angeloni (riscoperta ai tempi del post G8 di Genova come zia di Carlo Giuliani) coinvolta in un attentato nellʼAtene dei colonnelli che doveva essere dimostrativo ma che ne fece vittima insieme al suo compagno dinamitardo. E altre due internazionaliste con la vita spezzata sul fronte Kurdo. Il libro ha una bella prefazione di Silvia Baraldini. Le pagine del libro non offrono spiegazioni facili; raccontano di donne che hanno deciso di lasciare la propria vita nella parte privilegiata del pianeta, lasciare famiglia, lavoro, amori e giocarsela in situazioni estreme, in realtà di rivoluzioni o tentativi rivoluzionari di altri popoli, sentite come le proprie. Sono racconti che non approfondiscono una lettura della vita di quelle donne. Lʼobiettivo è ricordarle e aprire questioni per le quali non basta certamente una sola lettura. È arbitrario? È un punto di vista. Lavori come questo servono comunque per tenere alte le bandiere della libertà sociale e dellʼuguaglianza. (i.b.)

Nadezda K. Krupskaja, La mia vita con Lenin, Il lungo cammino della rivoluzione sovietica raccontato attraverso le lotte vissute in prima persona dai protagonisti, Red Star Press 2019, pp. 344 €  22,00

Correva l’anno 1894 quando, in quel di Pietroburgo, Nadežda Konstantinovna Krup-skaja, giovane maestra di idee rivoluzionarie, incontrò Vladimir Lenin, arrivato da poco in città ma già noto per gli scritti con cui riusciva a trasmettere agli operai e agli intellettuali il vero spirito vivente del marxismo.

Insieme, Lenin e la Krupskaja, ebbero il tempo di dare vita all’organizzazione “Unione di lotta per l’emancipazione della classe operaia” prima di essere intercettati dalla polizia zarista e condannati alla deportazione.

Sarà proprio in Siberia, in effetti, che i due militanti sceglieranno di sposarsi, condividendo, da quel momento in poi, una vita interamente votata alla causa del socialismo.

La dura repressione zarista, la faticosa propaganda clandestina, l’inesorabile lotta per la difesa dei principi bolscevichi ma, al culmine di incredibili sforzi e fughe in tutta Europa, anche gli eventi che condurranno alla Rivoluzione d’Ottobre, sono solo alcuni dei fili conduttori del libro.

Autentico classico del movimento operaio, La mia vita con Lenin è un documento di imprescindibile valore storico e letterario e, al tempo stesso, la testimonianza in prima persona di un’avventura umana e politica destinata a cambiare il mondo.

A cura di G. Marchetta, Tutte le ragazze avanti, Add 2019, pp. 203 €  11,00

Tutte le ragazze avanti è una raccolta di voci, di storie, di aneddoti e di condivisioni di esperienze personali. Tante donne diverse raccontano e spiegano cosa significhi per loro il femminismo e quali significati, ricordi, valori attribuiscono a questo concetto. Le voci di Tutte le ragazze avanti sono tutte diverse, perché ogni donna si esprime a modo suo. Ne viene fuori che essere femminista vuol dire anche avere un certo tipo di sensibilità, vuol dire scegliere di battersi per principi e valori che portino a un mondo più giusto, e non perché si debba sempre fare il bastian contrario a tutti i costi come unico modo per farsi sentire, ma perché questo mondo è anche delle donne. Perché in questo stesso mondo cʼè chi non può o non sa difendersi e le donne scoprono di avere una maggiore sensibilità per potere aiutare. Si può educare a prestare attenzione al linguaggio, a scavalcare i pregiudizi, a modificare atteggiamenti, a riconoscersi e supportarsi a vicenda. La vera conquista è stata capire quanta pienezza cʼè dentro queste parole: patriarcato, sessismo, femminismo. Non è il femminismo degli anni ʼ70 e ʼ80, e forse molte donne che hanno partecipato a quel movimento leggeranno con fatica queste pagine ma è un approccio diverso e comunque dirompente se portato avanti in modo coerente. Ci sono valori, ci sono cose da imparare e cose per cui battersi. (i.b.)

A cura di C. Liotti, Differenza Emilia, Teoria e pratiche politiche delle donne nella costruzione del “modello emiliano”, BraDypUs 2019

pp. 203 €  25,00

Questo volume, promosso dal Centro documentazione donna di Modena in colla-borazione con la Regione Emilia-Romagna, in occasione del 70° anniversario del primo voto delle italiane, ha come obiettivo quello di rendere visibile la profonda novità dell’ingresso delle donne elette nei Consigli comunali. Le attività realizzate dal progetto (mostra land art, seminari e ricerca storica) hanno messo in luce sia la storia collettiva che le storie personali delle prime amministratrici locali, aprendo nuovi interrogativi e originali piste di indagine in relazione all’identità della Regione Emilia-Romagna. La pubblicazione, focalizzandosi sulle caratteristiche di genere della società emiliano-romagnola del dopoguerra – elevato tasso di occupazione femminile, significativa partecipazione delle donne alla vita politica, amministrativa e sindacale, rilevante attività dell’associazionismo femminile – rende evi-dente quanto il “modello emiliano”, basato su diritti sociali e libertà universali, sia stato contaminato dallo “sguardo imprevisto” delle donne sulle politiche pubbliche.

A cura di D. Amati, A. Giannini, A. Rizzo, Caro maschio che mi uccidi, Poesie e lettere romanzate di donne morte ammazzate, Fusibilia 2019, pp. 162 €  15,00

Nato da un concorso letterario questo volume collettaneo raccoglie testi poesie memorie delle vittime degli omicidi raccontati in modo letterario ma non come impatto emozionale.

A cura di P. Cavallari, Non solo reato, anche peccato, Religioni e violenza sulle donne, Effatà 2018, pp. 140 € 12,00

La violenza di genere è sempre più evidente e resa pubblica dal mutare della sensibilità sociale. Tanto che dopo anni di sollecitazioni e pratiche nelle diverse confessioni, si è arrivate a un documento “Contro la violenza sulle donne. Un appello alle chiese cristiane in Italia” nel 2015 e successivamente, un confronto tra le diverse religioni presenti in questo paese. Il libro raccoglie contributi di donne e uomini appartenenti, appunto, a diverse confessioni con lʼintento di contribuire al confronto tra religione e femminismo e alla valorizzazione del pluralismo religioso.

Partendo, logicamente, da un netto rifiuto della violenza in generale e di genere in specifico, preenta contributi di persone collegate allʼuniverso del dialogo interreligioso ma anche impegnate nel femminismo. Emergono però tutti i limiti del rapporto tra dogmi religiosi e pratiche del femminismo e della riappropriazione del corpo da parte delle donne. Lʼimpegno delle donne (religiose, laiche, atee) è ancora lontano dalla comprensione delle gerarchie religiose e dalle pratiche quotidiane degli uomini religiosi. È dunque positivo questo lavoro sulla violenza di genere ma fino a quando non sarà valorizzata dalle gerarchie la figura della donna nella sua uguaglianza al maschio, quindi non sarà riconosciuta ufficialmente la violenza sulle donne non solo come reato ma anche come peccato, questo appello rischia di rimanere una dichiarazione di intenti. Saranno così aperti gli uomini del potere ecclesiastico? (m.b.)

Escursionismo e sport

E. Pistoni,  Il confine è più in là, Cambiare vita passo dopo passo, Un viaggio a piedi di 4.000 chilometri sul Pacific Crest Trail, Altreconomia 2020, pp. 188 € 17,50

Un cammino epico, 4000 chilometri nelle terre più selvagge degli States, dal confine messicano fino al Canada. Il libro è il racconto di questa avventura compiuta da Elettra Pistoni, che ha abbandonato per sei mesi il suo lavoro per dedicarsi a questo viaggio.

Non è la descrizione delle tappe ma è la storia delle amicizie occasionali, degli incontri, di un mondo di persone che si riconosce in questo peregrinare  il cui vero senso è quello della ricerca di un rapporto stretto con la natura che appaghi l’esistenza.

E. Poletti,  Escursioni in malga, 16 itinerari prealpini dal Grappa al Cansiglio, Editoriale Programma 2020, pp. 143 €   9,00

Tutti i percorsi descritti sono circolari e in ognuno cʼè la possibilità di sostare presso malghe  che offrono servizio di ristoro basato in porevalenza su piatti preparati con prodotti aziendali.

L. I. Mečnikov,  Toscana, A cura di R. Risaliti, Cirvi (Centro Interuniversitario di ricerche sul viaggio in Italia) 2019, pp. 237 € 25,00

Queste note di viaggio  sono scritte da un viaggiatore che è anche un combattente per lʼunità e la libertà dellʼItalia, per la quale ha versato il suo sangue fin quasi a perdere la vita. Lev Mečnikov è un viaggiatore che si rivela contemporaneamente militare, studioso profondo e perspicace della sua storia, arte, cultura, composizione sociale, attento a tutti gli svolgimenti della vita politica dellʼItalia a lui contemporanea. Egli è non solo un osservatore attento della nostra realtà, ma anche un fine analista politico-sociale delle varie regioni del Regno appena costituito.

F. Greco,  Escursioni sulle Alpi Apuane e dintorni, 19 itinerari adatti a tutti, Tamari 2020, pp. 143 €   9,00

Tutti conoscono le Apuane per il marmo che fornisce dai tempi dei Romani esportato in tutto il mondo. E chi non conosce le opere di Michelangelo, Canova, Moore  e altri artisti che hanno usato questo materiale per le loro opere dʼarte? Ma pochi conoscono la bellezza del territorio apuano: stupenti picchi, versanti scoscesi, gole profonde, pareti di oltre 700 metri, tutto a pochi chilometri di distanza dalle più famose e costose spiagge  alla moda della Versilia. Lo scopo di questo libro è di descrivere alcune delle più belle passeggiate in Apuane in un ambiente selvaggio, camminando per ore con una vista  spettacolare. Dalle vette si vedono le isole del Tirreno: Elba, Capraia, Gorgona, Corsica; e quando è particolarmente chiaro persino le cime della Alpi Marittime.

Il volume si conclude con la descrizione del sentiero delle Cinque terre, da Riomaggiore a Monterosso e quello  da Camogli a Santa Maria Ligure.

C. Coronati,  Roma, guida insolita per esploratori urbani, 15 trekking urbani a piedi e in bici per vagabondare nei parchi, nelle periferie, nella street art, nei borghetti della capitale, Il lupo 2021, pp. 240 € 15,00

Per scoprire Roma a piedi, nel verde dei giardini e parchi, penetrando anche nella periferia, lungo strade silenziose, ciclopedonali, impensabili corridoi di armonia urbana. Esplorazioni dai 12 ai 15 chilometri, veri viaggi dentro la città per passare una giornata diversa, profumata, densa di emozioni.

C. Hainz con J. Hemmleb,  Solo la montagna è il mio boss, La vita estrema di Christoph Hainz, Alpine Studio 2020, pp. 207 € 19,80

Questo grande alpininista racconta, in questo libro, della sua infanzia in una fattoria di montagna nelle Alpi Aurine, una vita umile, ma libera e in mezzo alla natura. Con storie accattivanti e divertenti, descrive i momenti salienti della sua carriera alpinistica: la prima salita del pilastro nord sullo Shivling in Himalaya insieme a Hans Kammerlander e la salita in solitaria del Fitz Roy in Patagonia.

Per Hainz, lʼalpinismo è qualcosa che abbraccia e pervade tutti gli aspetti della sua vita. Libero da pressioni esterne da parte degli sponsor e dei media segue i suoi istinti e mostra anche che lʼalpinismo estremo non è “elitario” e si può vivere grandi avventure a portata di mano, nelle montagne di casa, senza la necessità di viaggiare in terre lontane o fare spedizioni himalayane.
Francesco & Roberto Dragosei,  La cordata e il crepaccio, Biblioteca dei Leoni 2020, pp. 215
€ 15,00

Altro libro di ricordi arrampicatori dei due gemelli già autori del libro Corde gemelle uscite per i tipi della Vivalda. Racconti in parte scanzonati di due alpinisti non duri&puri come si definiscono ma alla portata di alpinisti di medio livello con in più un pizzico di ironia ma con un curricolum che supera le mille salite, un numero significativo anche per salite non troppo impegnative che rivela un amore sconsiderato per le Alpi.

G. Spreafico,  Il richiamo della Grigna, Cinquanta stelle della scena alpinistica mondiale si raccontano ai piedi della più amata montagna lombarda, Teka 2020, pp. 336 € 16,00

Nel libro rivivono trionfi e sconfitte, sogni e drammi, riflessioni sui perché e sul prezzo delle sfide estreme, confronti tra scuole e stili, rivalità e polemiche, aneddoti e retroscena, confessioni a cuore aperto e rimpianti per i compagni perduti. Ne esce – anche negli intrecci con le vicende di giganti della Grigna come Riccardo Cassin, Walter Bonatti, Carlo Mauri, Casimiro Ferrari e altri ancora – un palpitante incontro ravvicinato con la grande avventura dei cacciatori di emozioni nel regno della bellezza. (dalla quarta di copertina)

Tita Piaz,  Mezzo secolo di alpinismo, La storia del diavolo delle Dolomiti, Alpine Studio 2020, pp. 241 € 18,00

Stampato nel 1947, viene ripubblicato questo testo del grande alpinista Piaz, soprannomianto il diavolo delle Dolomiti per le sue ardite imprese, morto a 67 anni per un banale incidente in bicicletta. Il libro è lʼautobiografia dellʼautore e non parla solo delle sue incredibili salite nelle Dolomiti ma anche della sua vita, del suo impegno politico. Fu un acceso irredentista, e per il suo antifascismo fu arrestato più volte. Fu appassionato di commedia e fu sempre allʼinsegna della contestazione.

B. McDonald,  Winter 8000, Himalaya dʼinverno: gli alpinisti che hanno sfidato la montagna nella stagione impossibile, Mulatero 2020, pp. 335 € 23,00 Il libro, scorrevole, avvincente, minuziosamente dettagliato, dedica un capitolo ad ognuno dei giganti di 8000 metri e racconta la sfida dell’uomo per conquistarne la vetta in invernale: Everest, Manaslu, Dhaulagiri, Cho Oyu, Kangchenjunga, Annapurna, Lhotse, Shishapangma, Makalu, Gasherbrum II, Gasherbrum I, Broad Peak, Nanga Parbat e K2. Questi sono i nomi delle vette leggendarie a cui la McDonald dedica approfonditi capitoli, ripercorrendo le gesta dei polacchi, primi assalitori degli 8000 invernali sotto la spinta del team di Andrzej Zawada, per poi passare dalle imprese di tutti i grandi alpinisti internazionali, compreso il nostro Simone Moro, o Tomek Mackiwicz ed Elisabeth Revol, noti per la drammatica vicenda sul Nanga Parbat del 2018. Un libro che diventerà una pietra miliare per gli appassionati del genere e non solo.

Associazione Alpinisti del Gran Sasso,  Trame verticali, Storie e racconti in ricordo di Roberto Iannilli, Il Lupo 2018, pp. 192 € 10,00

Sono diciassette gli autori di questo agile volumetto che raccontano esperienze, storie, aneddoti relativi alla loro frequentazione della montagna. Tutti i temi dellʼalpinismo vengono trattati, dai più realistici ai più fantasiosi ma sempre relativi a un individuabile gruppo montuoso dellʼAppennino: quello del Gran Sasso.

M. Berti,  Tom Ballard. Il Figlio Della Montagna. Prefazione di R. Messner, Solferino 2019, pp. 267 € 18,00

Il testo raggruppa contributi di più autori. Cura la prefazione Messner che, tenendosi ben alla larga da congetture e curiosità improprie, ricorda della prima e unica volta in cui incontrò Ballard al Trento Film Festival, nel 2015, senza poterlo avvicinare. Allora solamente egli accennò di aver conosciuto sua madre Alison Hargreaves, “la più completa” delle donne alpiniste. Proprio per il grande rispetto provato per la madre di Tom, Messner avrebbe voluto “conoscere quel figlio che ancora giovane” (era del 1988), stava emergendo come uno dei più forti alpinisti della scena mondiale, grazie alle grandi salite sulle Alpi. Ma Tom era di poche parole e Messner gli fece i complimenti e i due si strinsero la mano. Né ci fu tempo né allora né poi, quando Messner nel 2018 non comprese la scelta del giovane di scalare dʼinverno il Narga Parlat con Daniele Nardi. Messner è convinto che il suo sogno fosse di andare un giorno sul K2, dove «nel 1995 era morta sua madre». Scrive: «Una solitaria veloce lʼho tentata pure io…, ma dʼinverno la situazione è totalmente diversa. Ci sono pochissimi giorni con condizioni meteo favorevoli, le ore di luce sono ridotte, si è forzatamente molto lenti e non si può certo mettere in conto lʼeventualità di approntare un bivacco allʼaperto. Forse è stata proprio una di quelle corde a tradirli in una micidiale bufera di vento e a porre fine troppo presto ai sogni di Tony come troppo presto erano stati interrotti quelli di sua madre». Segue il contributo di Alessandro Filippini che narra la spedizione passo passo. Piena di imprevisti, per lo più inquietanti, tra cui una valanga e un terremoto. Conclude la prima parte del testo, il resoconto giornaliero di Alex Txikon che dal 27-02-2019 guidò i suoi uomini alla ricerca dei corpi degli alpinisti,  rinvenuti il 6 Marzo, otto giorni dopo per le impossibili condizioni meteo e per le ostilità politiche tra India e Pakistan. Infine, inizia il libro vero e proprio, sulla soglia del quale lasciamo il lettore interessato a conoscere lʼintera vita del giovane alpinista, il suo legame con la montagna, risalente alla sua vita uterina. Berti alla fine conclude: «Sicuramente non è un libro completo. Forse un giorno qualcuno potrà completare la storia. Ne sarò felice, anche e soprattutto se quanto da me scritto verrà migliorato implementando il racconto di questa vicenda umana, fatta di affetti e di molte montagne, di un alpinismo di altissimo livello». (l.b.)

G.A. Cerutti, Lʼallenatore ad Auschwitz, Interlinea 2020, pp. 105 € 12,00

La storia di un uomo che si intreccia con una delle pagine peggiori della Storia europea e del pianeta; la storia di un uomo che amava il gioco del pallone, e di quello si occupava, che si scontra con una delle parti peggiori della mente umana: il razzismo. Arpàd Weisz incarnava tanti difetti agli occhi del fascismo italiano (e non solo): era ebreo, era ungherese, era uno che riusciva a far capire il concetto di squadra nel gioco del pallone. Ed era così bravo nel suo mestiere di allenatore che inventò la formula alla base del calcio moderno: lo schema tattico. Inserì nello staff tecnico la figura del medico sociale e fu tra i primi a capire lʼimportanza dellʼaspetto motivazionale per i giocatori. Tanto che il grande Gianni Brera, autentica colonna nella storia del calcio, in un suo libro lo ricorda così: «il celebre ungherese Arpàd Weisz [] sapeva e capiva di calcio come pochi». Ma aveva il difetto di essere ebreo e di avere genitori di vaghe simpatie socialiste in una Ungheria dove, dopo la tragica esperienza della Repubblica di Bela Kùn, dominavano le forze reazionarie.

E venne in Italia, prima come giocatore nella Triestina, poi – a causa di un infortunio sui campi da gioco – come allenatore. Tirò su il Novara dalla serie B alla serie A; fu lʼallenatore del primo scudetto del Bologna, passò allʼInter, nel frattempo ribattezzata Ambrosiana dal regime fascista, dove vinse due scudetti.

Si sposò con una italiana ed ebbe due figli. Era colto e laico ma si interessava solo di calcio e nel 1938, ritornato al Bologna, fu espulso, senza se e senza ma, dalla società (con lʼappoggio dei giornali di regime anche sportivi) e dallʼItalia. Cominciò un triste girovagare in Europa mentre scoppiava la guerra e, grazie allʼignavia delle autorità olandesi, fu catturato con lʼintera famiglia e sparì ad Auschwitz. Mentre un altro allenatore, ebreo e ungherese anchʼesso, fu salvato dal Presidente del grande Torino (e morì successivamente nella tragedia aerea di Superga del 1949 con tutta la squadra), Weisz trovò solo opportunismo e mancanza di unʼidea decente di umanità che ne decretò la fine.

Oggi di Weisz rimane una targa allʼinterno di quello stadio bolognese ancora intitolato al gerarca fascista DallʼAra, lo stesso che lo licenziò in tronco perché ebreo.

Troppo poco per un innovatore di un grande sport e ritenuto giustamente tra i migliori allenatori di calcio di tutto il Novecento finito nel tritacarne della Shoah. Libro interessante e che si chiude con una piccola e significativa riflessione: «Ogni singola storia che emerge dalla vicenda dello sterminio è irredente e irredimibile. Non ci sono significati umani che le possano riscattare». (i.b.)

A cura di A. Fortini , Touring poetry, Temperino rosso  2019, pp. 83 € 12,00   È una raccolta di poesie ispirate a tre città italiane: Milano, Roma e Napoli. Le opere che vi figurano appartengono a 38 poeti, tra autrici e autori. Il progetto di osservare il mondo tramite la poesia, ispira questa raccolta. Come il turismo del Grand Tour, ove il viaggio era viaggio di conoscenza, anche questa silloge vuole offrirsi come unʼinsolita guida alla conoscenza, mettendo avanti lo sguardo sul mondo, prima ancora che il mondo stesso.

Glyn. Carr, Sangue sul monte Bianco, Mulatero 2020, pp. 260 € 19,00 Quinto romanzo della collana Brividi con il detective dilettante Abercrombie Lewker come protagonista. Questa volta le indagini si svolgono nel suggestivo ambiente del Monte Bianco.
Abercrombie Lewker alle prese con il Monte Bianco. Il nostro attore-alpinista (e detective dilettante) è a Chamonix con la moglie per salire con un vecchio amico il tetto dʼEuropa lungo la via classica dei Grands Mulets.

Lo stesso giorno partono per il Bianco altre cordate e la comitiva procede unita verso la vetta, nonostante il maltempo. In un incidente perde la vita uno degli alpinisti e tocca ovviamente a Lewker fare luce sulla vicenda, complicata da un secondo omicidio e da un forzato e disagevole soggiorno della compagnia alla capanna Vallot. È un giallo allʼinglese che conferma la felice scrittura dellʼautore e regala al lettore appassionato di montagna la realistica descrizione dellʼitinerario.

P. Scaccabarozzi, Ragazzi, la mamma parte!, Viaggiare da sola con la famiglia  a casa, Giraldi 2021, pp. 222 €  16,00

In un mondo in cui i nostri riferimenti culturali in tema di viaggio sono dominati da figure maschili dedite all’esplorazione e all’avventura, fa un certo effetto sapere che ci sono donne che senza pretendere di fare scoperte di nessun genere e men che mai geografiche viaggiano da sole. E se poi tali donne non sono single ma lasciano a casa marito e figli con l’intenzione di tornare, allora lo stupore diventa massimo, e la curiosità si legittima in domande che sfiorano l’invadenza.

È questa in sintesi la storia personale che Paola
Scaccabarozzi ci racconta con tono lieve e divertito. Il testo affronta tutte le tematiche del viaggio inteso come insopprimibile esigenza di conoscenza di altri mondi e volti, come occasione per ritrovare se stessi, come opportunità di crescita, cambiamento e confronto. (Tina Pane)

Fascismo antifascismo Resistenza

Quaderno di storia contemporanea, n. 67, 2020 € 13,00

Laurana Lajolo nel suo intervento Contadini e Partigiani. Lo studio della Resistenza di Anna Bravo ricorda lʼallieva del professore Guido Quazza, docente di storia contemporanea allʼUniversità di Torino.

Il saggio della Bravo La Repubblica partigiana dellʼAlto Monferrato, edito nel 1965 rientra nella nuova stagione di studi sulla Resistenza inaugurata da Quazza e dallʼIstituto per la storia della Resistenza in Piemonte; i saggi di questo periodo si concentrano sul contesto locale della Resistenza e sul coinvolgimento della popolazione, andando oltre la Storia della Resistenza italiana di Roberto Battaglia del 1953 che si focalizzava sullʼapporto dei partiti antifascisti.

Anna Bravo tenne anche una relazione al convegno Contadini e partigiani organizzato dallʼIsrat e dallʼIsral nel 1984, esaminando in particolar modo le ragioni della partecipazione dei giovani contadini alla lotta per la liberazione, considerando la loro tradizione di comunità rurale ed evidenziando le caratteristiche dei comandanti che appartenevano a quello stesso mondo. (m.i.)


A cura di C. Smuraglia
, Antifascismo quotidiano, Strumenti istituzionali per il contrasto a neofascismi e razzismi, Bordeaux 2020, pp. 265
€ 18,00 Il libro è una raccolta degli atti, curata da Smuraglia, 97 anni, presidente emerito dellʼAnpi e politico sempre fieramente a sinistra, del convegno Essere antifascisti, oggi, organizzato dall’associazione dei partigiani nel 2017. Uno degli intenti dell’opera è, appunto, ribadire il carattere antifascista della nostra Costituzione. Democrazia, sovranità popolare, funzione centrale del parlamento, diritti inviolabili dei cittadini, principio d’uguaglianza.

Il libro persegue un intento molto pratico e operativo: mettere un vasto numero di persone, potenzialmente tutti i cittadini “di buona volontà”, nelle condizioni di rispondere e opporsi alle varie forme di fascismo quotidiano, fornendo gli strumenti legislativi di cui l’Italia dispone ma che spesso non vengono applicati o su cui non si informa adeguatamente.

F. Finchelstein, Breve storia delle bugie dei fascismi, Donzelli 2020, pp. 174 €  17,00 Da Hitler a Mussolini, i capi dei regimi fascisti hanno fatto della menzogna la base del proprio potere. I seguaci delle ideologie fasciste credevano ad ogni affermazione del capo, ritenendolo una sorta di incarnazione della verità stessa. Perché un fascista considera le menzogne più assurde, e spesso odiose come quella della razza, pura verità? Nel fascismo è l’idea stessa della verità empirica ad essere messa in discussione: la verità non corrisponde a ciò che si vede, ma a ciò che si crede, indipendentemente da qualsiasi prova o dimostrazione. Federico Finchelstein riprende la sua definizione ampia di fascismo e post-fascismo per far emergere la centralità delle bugie nei fascismi, a suo avviso uno degli elementi essenziali per comprendere il funzionamento non solo del fascismo storico, ma anche delle sue versioni odierne.

A. Giaconi, La fascistissima. Il fascismo in Toscana dalla marcia alla “notte di San Bartolomeo”, Il Formichiere 2019, pp. 361 € 25,00

Il libro, pensato e scritto allʼinterno di una collana che si propone di ricostruire la storia delle classi dirigenti in Italia, indaga sulla trasformazione del fascismo toscano da bande di picchiatori e movimento reazionario, dalle tante sfaccettature ma unito in una deriva antidemocratica, in regime autoritario con tanto di regolamento dei conti finale tra ras di provincia e “nuovi arrivati” rappresentanti fisicamente i ceti sociali dirigenti e chi non aveva capito che lʼepoca delle violenze di strada, dei taglieggiamenti brutali, dellʼeversione, delle pistolettate anche tra camerati, era finita. Emerge con chiarezza un continuo mutamento degli assetti di potere locali, sia nella struttura militante sia nel governo del territorio, che fa vedere lʼadesione al fascismo di forze sociali anche diverse e, in parte almeno, concorrenti tra loro, dalla piccola borghesia cittadina al latifondismo agrario. Pur mantenendo la costante delle aggressioni fisiche agli avversari politici, si analizza la mutazione delle componenti sociali militanti e la trasformazione del fascismo toscano da violento strumento reazionario al farsi “Stato” anche con la complicità di vari organi dello Stato stesso (dai Prefetti a numerosi comandanti delle forze dellʼordine) restauratore dellʼordine in doppiopetto, gestito insieme ai vari notabilati locali. Ordine che emarginerà, anche con espulsioni dal Partito, arresti e defenestrazioni politiche, numerosi capibanda che avevano dato vita alla colonna fascista più importante della marcia su Roma. Ricca la sezione delle appendici con gli elenchi dei fascisti toscani mobilitati per la marcia su Roma, i sindaci toscani eletti nelle amministrative del 1923, i segretari federali in Toscana fino al 1925 e gli espulsi dal Partito Nazionale Fascista. (i.b.)

A cura di M. Gori e C. De Maria, Il cinema nel fascismo, Postfazione di G. Fofi, BraDypUS, 2017, pp. 113 €  20,00 Il volume propone una lettura del Cinema nel fascismo fondata sulla tradizionale suddivisione tra cinegiornali, documentari e film narrativi. A questo vasto campo di indagine sono accostati due casi di studio esemplari: uno nazionale e lʼaltro locale. Sara Martin analizza il principale intervento strutturale del regime nel settore: Cinecittà,  mentre Domenico Guzzo analizza il rapporto filmico tra il fascismo e la “provincia del duce”, Forlì. Goffredo Fofi nella Postfazione colloca il cinema fascista lungo lʼasse diacronico del cinema italiano, rilevando come il cinema del secondo dopoguerra sia stato debitore di quello del fascismo, del grande sforzo produttivo degli anni Trenta, delle sue strutture tecniche e organizzative.

C. Brusco, La grande vergogna. LʼItalia delle leggi razziali, Edizioni Gruppo Abele 2019, pp. 174 € 15,00

Le leggi razziali del 1938 furono uno dei momenti peggiori del regime fascista ma non furono un fulmine a ciel sereno e nemmeno uno scimmiottamento grottesco quanto mal riuscito del nazismo o una svolta radicale temporanea del pensiero fascista. Nacque da una lunga gestazione condita da aspetti di cialtroneria tipica dellʼarrangiarsi italiano, questa sì caratteristica tipicamente nazionale, allʼinterno delle diverse anime del regime. E sposò esigenze politiche immediate con una linea culturale che voleva costruire il super uomo mediterraneo, autoctono ma di provenienza nordica. I disastri umanitari ed etici della sua applicazione (metodica e con aspetti di stupidità burocratica che sorpresero gli stessi nazisti) furono, forse, attenuati dai numeri non certo dalla qualità. Perché a differenza di tanti altri paesi europei, in Italia gli ebrei erano pochi e ben integrati, anche nelle strutture fasciste. Tanto da esprimere federali provinciali e podestà di città capoluogo di provincia. Lʼinfluenza in alcuni settori della vita pubblica era reale ma non come minoranza religiosa o etnica quanto come espressione dei ceti sociali di appartenenza. E lʼepurazione fu dura. Fino alla Repubblica Sociale Italiana, dove si trasformò  in caccia omicida. Ancora una volta sorprende leggere della accertata fiducia dei capi delle varie comunità ebraiche nei confronti delle autorità razziste, in una sorta di fatalismo che, probabilmente, era dovuto ai legami tra le parti più abbienti delle comunità con il fascismo fin dalle origini di questʼultimo. Legami segnalati in questa pubblicazione anche se assolutamente dimenticati nella prefazione di Liliana Segre. Notevole la biografia che segnala un interesse, non solo accademico, diffuso nel nostro paese sulla questione ebraica. (i.b.)

A cura di G. Scirocco, Né stalinisti né confessionali. Per una storia della Fiap, Biblion 2018, pp.  223 € 20,00

Una raccolta di quattro ricerche sulla creazione e lʼattività della Fiap – Federazione delle Associazioni Partigiane, nata da una scissione dellʼAnpi e voluta fortemente da Ferruccio Parri e da molti militanti del Partito dʼazione dispersi nel dopoguerra nelle varie formazioni di area laica. E infatti, la Fiap voleva rappresentare quellʼarea nel movimento degli ex partigiani, tra lʼAnpi egemonizzata dal Pci e la Fivl di natura cattolica con il Dc Taviani suo Presidente. I saggi ivi raccolti vogliono descrivere alcune delle attività della Fiap (che voleva essere già di per sé una federazione di associazioni locali e regionali e, insieme, un ponte per lʼidea di Europa unita e in fondo anche autonoma dagli Usa) per portare il punto di vista di una minoranza attiva, sicuramente pro-occidente e anticomunista ma senza perdere di vista la necessità laica della modernizzazione di un paese che tenesse conto della ricchezza delle diverse culture emerse con la Resistenza antifascista. La Fiap si occupava di varie attività, dallʼassistenza agli ex partigiani al ruolo pedagogico nella ricostruzione delle varie sfaccettature della Resistenza, fino alle relazioni con le altre associazioni partigiane, nazionali e internazionali, evitando accuratamente di essere cinghia di trasmissione delle esigenze “del momento” dei partiti. Ricca lʼappendice documentaria e fotografica. Il volume è utile non solo agli studiosi del periodo storico ma anche a un pubblico più ampio interessato alla conoscenza della storia di questo paese. (i.b.)

I. Meloni,  Lʼaltra giustizia, La Corte di assise straordinaria di Piacenza (1945-1947), Le piccole pagine 2019, pp. 525 € 20,00 Il 5 maggio 1945, con una cerimonia simbolica di consegna delle armi, si chiude anche a Piacenza la stagione della Resistenza, ma dalla popolazione martoriata si leva la richiesta di giustizia. Per rispondere a questa esigenza viene istituita una Corte di assise straordinaria. In questo volume Iara Meloni ricostruisce la storia dei 362 imputati chiamati alla sbarra e traccia un bilancio di questo particolare strumento di giustizia di transizione. Dai verbali dei processi celebrati contro militi di Salò, giornalisti di regime, spie al servizio dell’occupante emerge un prezioso tentativo di ricondurre la società piacentina alle ragioni della democrazia e di rimarginare le ferite più profonde inferte dal fascismo e dalla guerra. Un clima che cambia con il progressivo accontonamento della questione della punizione dei crimini fascisti che culmina nel provvedimento di amnistia, voluto da Togliatti,  del giugno 1946. Cambia  il clima, escono dal carcere i fascisti anche per reati orribili e entrano in  carcere i partigiani.

R. Daghini, Le formazioni partigiane “S. Fedi” di Pistoia e Ponte Buggianese, Anpi Pistoia 2020, pp. 172       s.i.p.

Su Silvano Fedi e il suo ruolo nellʼantifascismo e nella Resistenza pistoiese sono usciti numerosi scritti (anche con il Centro Documentazione di Pistoia in veste di editore di un corposo e interessante contributo: Storie di Resistenza a Pistoia) e pure un film; di fatto, dopo decenni di semioblìo (perché libertario? Perché non inquadrato nel Cln?) è diventato un eroe senza tempo e un poʼ mitico, la cui figura non è dimenticata. In questo lavoro dellʼappassionato di storia locale e attento ricercatore R. Daghini (che ha al suo attivo, vari contributi interessanti sulla Resistenza nel pistoiese e su fatti della storia locale) si indaga velocemente sulla sua formazione politica e sulla parabola di quegli anni che vanno dal 1939 al 1944 quando cadde in un agguato dei nazisti. Ma si racconta anche di un altro noto antifascista, Aristide Benedetti. Professore al Liceo Forteguerri e noto antifascista. Il Bebedetti organizzò alcuni piccoli gruppi partigiani nella valdinievole centrale, poi riuniti in una banda chiamata, appunto, “Silvano Fedi”.

E si disvelano numerosi fatti di quel periodo nel territorio provinciale. Lo studio è stato fatto, con documenti inediti dell’Archivio Centrale dello Stato. Oltre alle biografie dei partigiani, in gran parte inedite, e ricavate dai fascicoli di riconoscimento, è stato possibile conoscere aspetti poco noti come il ruolo dei servizi segreti inglesi e italiani, l’apparato spionistico delle due formazioni e altri episodi ben poco noti come il mistero dei fratelli ebrei Cevidalli e il ruolo della doppiogiochista e informatrice tedesca detta la “Torinese”.

Un contributo utile non solo per perpetuare la memoria di fatti che si allontanano sempre di più, ma perché permette ancora una volta di fare il punto sulla necessità di studiare e riflettere sulla storia locale per dare interpretazioni corrette anche sulla Storia con la “S” maiuscola. Si pensi alle tante storie pistoiesi mai chiarite fino in fondo e a certi personaggi iper ambigui come Licio Gelli e le sue pericolose proiezioni internazionali nei decenni successivi. Daghini è impegnato a riempire di parole e chiarezza molte di quelle storie ancora grigie e su cui in troppi hanno cercato di mettere sopra pietre pesanti per non farle riemergere da un passato in qualche caso ingombrante. (i.b.)

S. Levis Sullam, I fantasmi del fascismo. Le metamorfosi degli intellettuali italiani nel dopoguerra, Feltrinelli 2021, pp. 208 € 19,00 Questa storia ha quattro protagonisti: lo storico Federico Chabod, il giurista Piero Calamandrei, il critico letterario Luigi Russo e lo scrittore Alberto Moravia. Quattro grandi intellettuali che, noti antifascisti nel dopoguerra, mantennero durante il fascismo un atteggiamento di cautela e inazione politica, talora con cedimenti rispetto alla collaborazione al regime. Nellʼimmediato dopoguerra essi tesero invece a ridefinire e riscrivere il proprio precedente percorso rappresentandolo sempre coerentemente improntato allʼantifascismo.

Lavoro

R, Panzieri, Il lavoro e le macchine. Critica dellʼuso capitalistico della tecnologia, Ombre corte 2020, pp. 106 € 10,00

A cento anni dalla nascita di Raniero Panzieri Ombre corte ripropone alcuni articoli e saggi con lo scopo di riaprire un dialogo con il suo patrimonio di esperienza politica, teorica e culturale. Nelle parole con cui Panzieri affronta il tema della crisi delle organizzazioni del movimento operaio dopo il XX congresso del Pcuss si possono cogliere alcune possibili anticipazioni utili per cogliere le ragioni delle crisi politiche di oggi. I due saggi sul Capitale e sul macchinismo (Plusvalenze e pianificazione e Sullʼuso capitalistico delle macchine nel neocapitalismo) ci offrono uno strumento indispensabile per analizzare la società ormai immersa nella cosiddetta industria 4.0.

G.Mari, Libertà nel lavoro. La sfida bdella rivoluzione digitale, Il Mulino 2019, pp. 210

€ 22,00

In epoca di “fine del lavoro”è possibile rimettere al centro della discussione il concetto di autorealizzazione della persona nel lavoro? Nella prospettiva dell’autore tale concetto è decisivo per la formulazione di una nuova idea di lavoro. Un lavoro di qualità, in grado di essere scelto, non un lavoro qualsiasi in nome del “diritto al lavoro”, può diventare forma e strumento di libertà, laddove maggiori siano la conoscenza, la creatività e la responsabilità in esso intrecciate, nei luoghi di lavoro e nella società.

E. Paolozzi e L. Vicinanza, Diseguali. Il lato oscuro del lavoro, Guida 2018, pp. 138 € 12,00

È un libro tanto più importante ora che siamo rimasti orfani del “filosofo gentile”. Grande studioso di Croce, Paolozzi Ernesto morto ad aprile di questʼanno allʼetà di 67 anni. Il lascito di cui siamo eredi è fecondo e fertilissimo; e questo libro ne rappresenta una parte cospicua, trattando un tema che a Ernesto stava particolarmente a cuore: quello del lavoro e, soprattutto, quello delle iniquità che purtroppo ancora oggi tristemente contraddistinguono il settore lavorativo. Un tema centrale, specie adesso che stiamo timidamente facendo i primi passi per uscire dal tunnel di questa terribile pandemia, che ci ha così limitato nelle nostre libertà personali, lasciando dietro di sé una scia di sofferenza e di morte a livello planetario. Per la cosiddetta “ripartenza”, di cui tanto si discorre in questi giorni, è indispensabile affrontare seriamente la questione lavoro a tutto tondo, perché purtroppo i danni che il coronavirus ha provocato anche al mercato del lavoro e all’economia emergeranno in maniera drammatica solo nel prossimo futuro e, forse, causeranno problemi seri per tanti anni, andandosi ad aggiungere a una situazione che già in precedenza non era delle più rosee, e peggiorando inevitabilmente la condizione di milioni di lavoratori in tutto il mondo. Per tutte queste ragioni Diseguali, nonostante sia uscito nel 2018 è attualissimo. (Mario Panetta da: Diacritica, maggio 2021)

S. Fana, Tempo rubato. Sulle tracce di una rivoluzione possibile tra vita, lavoro e società, Imprimatur 2018, pp. 202 € 16,00    Il libro tratta della riduzione dell’orario di lavoro nella crescente automazione dei processi produttivi. Un libro che mette al centro i tempi di vita e che riflette su come questi si coniugano (e potrebbero coniugarsi) con i tempi di lavoro. Una tematica a cui siamo esposti continuamente: quando denunciamo i meccanismi perversi dell’alternanza scuola lavoro, quando leggiamo di braccianti-schiavi nelle piantagioni della penisola, quando veniamo definiti “fannulloni”. Temi, dunque, che ci coinvolgono tutti, come individui e come società. Eppure sorprende l’abisso che separa l’importanza di tale argomento dall’attenzione (minima) che questo dibattito riscuote nell’agenda politica. In questo rompicapo si muove Simone Fana.

A cura di N. Cuppini e I. Peano, Un mondo logistico. Sguardi critici su lavoro, migrazioni, politica e globalizzazione, Ledizioni 2019, pp. 148
€ 14,00    I contributi raccolti sono stati scritti da alcuni dei principali conoscitori critici del mondo della logistica e dei suoi molteplici legami con le migrazioni, i conflitti sociali e il farsi mondo del mercato e dei rapporti di produzione capitalistici. Deborah Cowen, Anna Tsing, Sandro Mezzadra, Mattia Frapporti, Maurilio Pirone, insieme ai curatori – e con la postfazione di Brett Neilson e Giorgio Grappi –, ci restituiscono connessioni e relazioni di forza troppo spesso non viste, anche in molte aree degli studi e delle analisi critiche (specie in Italia, nonostante il notevole contributo dato al tema da studiosi come Sergio Bologna), che non riescono a riconoscere quanto ormai la logistica sia parte costitutiva del «segreto laboratorio della produzione» richiamato da Marx ne Il Capitale. Eppure, nel caso italiano, è proprio la logistica l’area in cui maggiormente il conflitto sindacale si è dispiegato negli ultimi anni, attraverso blocchi, picchetti e scioperi che hanno dato grandi risultati in termini di vittorie e miglioramenti salariali e contrattuali, passando anche per tragedie come l’uccisione di Abd el-Salam el-Danaf avvenuta il 14 Settembre 2016 durante un picchetto davanti alla Gls a Piacenza. (G. Avallone da: «il Manifesto»)

M. Zangola, Smarrita occupazione. Giovani, territorio e il lavoro che non cʼè, Seb27 2019, pp. 132 € 16,00    Il libro si propone di fornire uno spaccato della condizione lavorativa dei giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni prendendo a modello la Città metropolitana di Torino: un’area dove gli effetti delle grandi trasformazioni degli ultimi decenni sono stati più intensive, dove le ferite provocate dalle ultime due crisi sono ancora aperte come testimonia l’aumento della povertà e dei Neet (Not engaged in employment educationor training)… il libro cerca di dare risposte ai tanti interrogativi che i giovani si pongono anche   perché   condizionano   fortemente   il   loro   futuro   lavorativo:   è   possibile   porre   un   freno all’esplosione della precarietà e accorciare i tempi, sempre più lunghi, dalla transizione dalla scuola al lavoro? Un lavoro stabile e dignitoso è diventato veramente una chimera, una condizione privilegiata per pochi eletti? In quale misura domanda e offerta di lavoro spesso non si incontrano e cosa fanno le imprese per agevolare l’incontro? Conviene ancora proseguire gli studi se la qualità delle professioni richieste è mediamente bassa e si corre il rischio di diventare sovraistruiti?…

La risposta di Zangola è: «Prestando attenzione alle evoluzioni degli ultimi decenni si ha l’impressione che negli anni più recenti qualche processo virtuoso sisia   rotto   a   causa   della   crisi   e   delle   trasformazioni   intervenute   nel   processo   produttivo,   sul   piano quantitativo e qualitativo. Si è ampliato il divario tra domanda e offerta di lavoro. Per evitare che il progresso tecnologico allarghi ulteriormente tale divario bisogna investire in formazione per aiutare soprattutto chi è maggiormente colpito dagli effetti dirompenti della tecnologia in particolare persone scarsamente qualificate… quello che non è assolutamente accettabile è lo scarico di responsabilità trai var i enti, o peggio ancora, coltivare la convinzione che i problemi dei giovani si risolvono da soli, senza rendersi conto che se non cresciamo non è solo perché non si fanno investimenti che creano lavoro ma anche e soprattutto perché aumentano le disuguaglianze e non si rompe il legame perverso che esiste tra povertà e lavoro, tra lavoro ed esclusione sociale». (dallʼintroduzione)

Adista, n. 26, 14 luglio 2018 €   1,00

Ricordo di Carlo Carlevaris, il prete operaio di Torino morto a 92 anni che ha esercitato il suo ministero alla Michelin, alla Lancia e alla Fiat Grandi Motori (dove fu licenziato, come cappellano, nel 1962 perché giudicato non funzionale alla politica dellʼazienda). Nel 1968 ottiene il permesso di lavorare alla Lamet e nello stesso anno crea, insieme a Luisito Bianchi e Giovanni Carpené, una rete che promuoverà vari incontri nazionali. Il cardinale Pellegrino sostenne i torinesi e coinvolse i sacerdoti operai nella scrittura della lettera pastorale Camminare insieme. Vengono proposti alcuni estratti dallʼintervista rilasciata da Carlevaris ad Adista nel 1983.

Con tutto lʼamore di cui siamo capaci, Il nostro modo di esseer preti; Conversazioni di Beppe Pratesi e Lucia Frati con Antonio Schina, Centro di Documentazione di Pistoia Editrice 2021, pp. 149 € 12,00 Una rivisitazione a tutto campo di un periodo, di personaggi, del sorprendente mondo fiorentino a cavallo del Concilio Vaticano II, ma in ultima analisi una lenta ed efficace operazione di laicizzazione della fede e di declericalizzazione della Chiesa, tanto invocata ai nostri giorni da Papa Francesco ma difficilmente raggiungibile.

I campi di azione e i mestieri in cui Beppe Pratesi si è trovato ad impegnarsi – sempre nella linea della naturalezza al di fuori di ogni ideologismo – sono davvero molteplici: la fabbrica, la terra, la sanità, il sindacato, la scuola, il volontariato, lʼaccoglienza, la famiglia ecc… , in luoghi sempre diversi: sfaccettature di una

esistenza tanto variegata, quanto lineare ed unitaria nel suo orientamento e nella sua coerenza. Ma a fare da filo conduttore tra tanta varietà di situazioni rimane il suo essere”prete” sempre e comunque, a cominciare dal fronte dei “preti operai” o di “operai preti” fino allʼincontro e allʼunione con Lucia Frati, anche lei coinvolta in questa intervista, e alla paternità di cinque figli. (dalla prefazione di A.B. Simoni)

Lavoro a turni e salute. Il caso particolare dei macchinisti ferrovieri, di M. Mariani,  “Ancora in marcia!” supplemento al n.1/2019.   s.i.p.

Lʼidea di questo supplemento nasce da una vera e propria emergenza. Nel 2015 sono morti 70 macchinisti, tutti compresi tra i 53/63 anni.

Molti gli studi  condotti relativamente ai lavori dei turnisti, in cui le prestazioni dei macchinisti rientrano, seppure più gravose. Infatti, la loro giornata lavorativa può iniziare a qualunque ora del giorno e della notte e durare dieci/undici ore ininterrottamente.

Le varie équipe, che hanno studiato la nocività, sono state anche propositive, segnalando soluzioni applicabili da parte delle imprese per contenere i danni sulla salute. Ma nessuna soluzione è stata messa in pratica, né le numerose iniziative atte a sensibilizzare la stampa e i parlamentari hanno prodotto esiti. Gli unici riscontri, riguardo alla normativa di lavoro, sono venuti – a suon di scioperi – grazie ai sindacati di base, nellʼindifferenza, invece, di quelli tradizionali.

Si precisa cosa si intenda per lavoro turnista, quale il carico lavorativo e le conseguenze sulla salute fisica e mentale e lʼinsorgenza delle malattie. Allʼinterno di questa cornice generale, si approfondisce il caso particolare dei macchinisti ferroviari. Oltre lʼorario, i turni di lavoro negli ultimi contratti si sono aggravati e allungati, mentre i relativi riposi si sono sempre più ridotti, seguendo gli obiettivi aziendali di recupero di produttività e di riduzione del costo di lavoro. La normativa, poi, si differenzia a secondo delle imprese ferroviarie di appartenenza e anche relativamente alla tipologia di trasporto (viaggiatori, merci, ecc). Il riposo, tra un servizio e un altro, può ridursi fino a 11 ore, ma anche scendere a 6/7, derogando in peggio i parametri previsti dalle direttive europee. Nella categoria, alta è lʼincidenza dei tumori (mesotelioma).  Infatti, la cosiddetta bonifica dellʼamianto nel 2016 non aveva ancora sanato freni e ralle di oltre 1600 carrozze (Totire, 2017). Altro fattore di rischio è il lavoro notturno. In aggiunta, i fumi diesel e i campi magnetici cui chi guida i treni è sottoposto per tutta la vita lavorativa, segnano pesantemente la salute della categoria. Ampio spazio è dato nel supplemento allʼesemplificazione delle malattie professionali e allʼincidenza che la strutturazione dellʼorario lavorativo ha su ogni aspetto della vita dei ferrovieri,  anche privata e sociale. Chiude il testo una ricca bibliografia aggiornata. (l.b.)

A cura di E. Lanini, Consigli operai e Consigli di fabbrica nella storia del Movimento operaio italiano, Centro Documentazione per la Storia dellʼemigrazione, della Resistenza, del Movimento operaio e contadino Filef lucchese 2019, pp. 308      s.i.p.

È un libro indispensabile per comprendere il secolo passato e per affrontare  le sfide future. Parla di personaggi ed eventi nazionali ed internazionali e storie di sindacato praticato e vissuto nei luoghi di lavoro territoriali, da delegati alle prese con molteplici rivendicazioni. E da un nuovo impegno sindacale unitario, in risposta alla devastazione liberista del lavoro e dei legami sociali e culturali, ci aspettiamo un rilancio del controllo operaio e dei Consigli di fabbrica e dei luoghi di lavoro in coordinamento con le attività disperse ed esternalizzate, per aprire un nuovo discorso socialista di carattere internazionale che parta dalla esperienza italiana gramsciana e nazionale.

A. Pellegatta, Cronache rivoluzionarie a Portoferraio. I comunisti iternazionalisti e la lotta del proletariato  elbano contro lo smantellamento degli Altiforni (1944-1951), Pagine marxiste 2020, pp. 96 € 12,00

Una vicenda poco nota che ha come principale protagonista il proletariato elbano che cercò in tutti i modi di opporsi allo smantellamento degli Altiforni la cui lavorazione era iniziata nel 1902 e aveva occupato anche con lʼattività estrattiva molta manovalanza togliendola allʼagricoltura. Lʼidea di chiudere gli altiforni aveva portato sul lastrico centinaia di operai che, avendo perso il loro rapporto con la terra,  erano ormai diventati disoccupati e destinati a lavori precari. Questo aveva dato vita ad una lotta di resistenza che, sconfitta, aprirà poi al decollo turistico dellʼisola e alla riconversione dellʼarea industriale. Mentre delle miniere rimane ancora traccia, della siderurgia elbana non rimane più nulla.

G. Campanini, Adriano Olivetti. Il sogno di un capitalismo dal volto umano, Studium Edizioni 2020, pp. 101 € 12,00

È un volumetto su Adriano Olivetti e la sua proposta politica incentrata su un nuovo umanesimo del lavoro e sulla identità comunitaria curato da uno studioso dei movimenti comunitaristi. Olivetti vide con largo anticipo il pericolo di una frattura fra mondo della tecnica e mondo della politica e lavorò a una idea di identità comunitaria intendendo per comunità la fabbrica e quanto cʼera intorno ad essa e, insieme, ad un modello decentrato e federale di società. Pensando alla centralità della Comunità territoriale raccordata con le Regioni (che però in Italia cominceranno a svolgere le proprie funzioni solo nel 1970, dunque 10 anni dopo la sua morte) e poi con lo Stato federale. Lʼimpresa di Olivetti era quella di riprendere e riconciliare tra loro tre tradizioni: il dominio della terra, la laboriosità e la sobrietà, lʼuso sociale dei beni e della ricchezza. Da queste teorizzazioni nasce il progetto politico olivettiano che ha tre pilastri alla sua base, individuati nel passaggio da uno stato centralizzato a uno stato federale (e, come esempi, aveva gli Usa ma anche la vicina Svizzera); il secondo pilastro è rappresentato dalle comunità locali intese però come “Comunità di produzione e lavoro” raccolte intorno alla grande fabbrica e il terzo inteso attraverso una riforma della produzione e della ripartizione del plusvalore della produzione. In unʼItalia come quella del dopoguerra e degli anni ʼ50, questo progetto non poteva andare avanti. Non a caso, il movimento di Olivetti si presentò alle elezioni e prese un solo deputato: Olivetti stesso, che si dimise subito dopo e fu sostituito da un giovane di belle speranze che poi diventerà uno dei padri della sociologia italiana: Ferrarotti. In questo lavoro viene analizzata la proposta comunitaristica, diversa dai comunitaristi francesi che respingevano anche lʼidea della grande fabbrica e si rifugiavano – in epoca di industrializzazione – nella difesa della ruralità, ma che era portatrice di una idea cristiana con una importante funzione sociale della Chiesa. Oggi, dopo vari passaggi dellʼeconomia e la sua attuale finanziarizzazione e globalizzazione, i continui studi sulla figura di questo imprenditore “diverso”, sono a ricordarci che una economia dal volto umano è ancora possibile. La domanda di fondo rimane la stessa: in un sistema che mantiene il capitalismo può essere umana lʼeconomia? (i.b.)

M. Caponi, Il grande inganno. Sulle pensioni lʼoscuro disegno, Supplemento al periodico Le lotte dei pensionati 2018, pp. 64       s.i.p.

Dopo una ricostruzione sommaria, ma necessaria, del sistema pensionistico italiano, il Caponi affronta lʼevoluzione e lʼinvoluzione del sistema pensionistico, la sua messa in sicurezza attraverso la legge 214/2011, meglio conosciuta come riforma Fornero che ha innalzato lʼetà pensionabile per abbassare il debito pubblico. Poi affronta il tema dei bilanci dellʼInps e della confusione che si fa con Assistenza, Previdenza del settore privato e Previdenza del settore pubblico.

F. Lauria, Sapere Libertà Mondo. La strada di Pippo Morelli, Edizioni Lavoro 2020, pp. 500
€ 28,00 È una storia importante quella di Pippo Morelli (Reggio Emilia 1931-2013), grande sindacalista della Cisl. Formatore ed esperto di contrattazione presso il Centro studi Cisl di Firenze negli anni Cinquanta; protagonista, con Pierre Carniti, della «primavera sindacale» della Fim e della Cisl di Milano negli anni Sessanta, leader nazionale della Fim e della Flm unitaria negli anni Settanta, quelli dei metalmeccanici che «davano lʼassalto al cielo». Insieme a Bruno Trentin, Morelli fu ideatore e realizzatore della grande conquista contrattuale delle 150 ore per il diritto allo studio oltre che tessitore laico del dialogo tra mondo cattolico e sinistra italiana. Fu promotore dellʼincontro con la Cut brasiliana, guidata da Luiz Inácio Lula, e del sostegno di massa da parte dei lavoratori italiani al paese latinoamericano nella difficile riconquista della democrazia.
Pace, guerra e nonviolenza

Azione nonviolenta, n. 1, gennaio-febbraio 2020
    6,00

Numero dedicato a Sandro Canestrini. Nato a Rovereto nel 1922, è morto a Egna a marzo 2019. È stato partigiano, comunista, ambientalista, figura di rilievo del movimento nonviolento, amico di Alexander Langer, avvocato penalista, intellettuale e autore di svariati articoli legati alla sua professione e di altri scritti invece come commentatore politico e come storico. Prese parte al maxi-processo di Palermo come avvocato di parte civile. Nel 1992 divenne un collaboratore fisso di «Azione Nonviolenta» curando la rubrica Al Megafono in cui esprimeva la propria vena di polemista. Si espresse anche in merito alla causa palestinese e si recò in Palestina per una missione in qualità di membro dellʼAssociazione Giuristi democratici. Vengono inoltre proposti, dello stesso Sandro, la sua memoria difensiva contro lʼesposto di Alleanza Nazionale che lo aveva denunciato per “istigazione di militari a disobbedire alle Leggi” e due interventi pubblicati su Azione nonviolenta in cui offriva la sua esperienza nella Resistenza e nella nonviolenza come insegnamento ai ragazzi per lʼopposizione al sempre presente fascismo; e lʼaltro è una riflessione sul ruolo dellʼintellettuale e sulla propria storia personale.

Mosaico di pace, n. 6, giugno 2019 €   3,50

Susi Snyder, nellʼarticolo On the bomb, presenta il rapporto di Pax e Ican sullʼindustria delle armi nucleari, che informa che i governi stanno stipulando contratti per almeno 116 miliardi di dollari con società private in vari Paesi tra cui Italia, Francia e Paesi Bassi per produzione, sviluppo e stoccaggio di armi nucleari. In Europa sono presenti circa 180 bombe nucleari schierate dagli Stati Uniti presso basi aeree, tra cui quelle italiane di Aviano e Ghedi.

Nigrizia, n. 10, ottobre 2019 €   3,00

Nellʼarticolo Peacekeeper… a parole, Rocco Bellantone esamina lʼazione delle missioni di pace dellʼUnione africana, che riunisce 55 Stati del continente. Si stima che dal 2004 siano state schierate circa 70mila unità tra peacekeeper e agenti di polizia ma questo massiccio dispiegamento di forze non è servito a porre fine ai conflitti. In Somalia, ad esempio, la missione avviata nel 2007 ha scacciato da Mogadiscio i jihadisti, che continuano tuttavia a sferrare attacchi mortali e creare caos nel Paese. A causa della mancanza di autosufficienza economica e strategie di medio-lungo periodo, lʼUnione è incapace di operare efficacemente a fondo nei contesti in cui interviene.

F. Mannocchi, Porti ciascuno la sua colpa, Cronache dalle guerre dei nostri tempi, Laterza 2019, pp. 229 €  18,00

Il libro è un viaggio nei territori cari all’autrice, che se ne occupa spesso per i suoi reportage in Iraq, Libia, Libano, Siria, Tunisia, ed è una lunga ricostruzione dai territori dominati dall’Isis. Nei reportage e nelle interviste dallʼIraq raccolte nel volume fa parlare gli uomini dellʼIsis e soprattutto le donne e i bambini, che di quegli uomini, per lo più morti o fuggiti, sono rimasti a scontare le colpe. Abbondano gli episodi struggenti, e i momenti in cui il lettore viene messo spalle al muro: «Ammettiamo – scrive Mannocchi – che siamo pronti ad accettare l’idea che sia lecito uccidere centinaia, migliaia di bambini, se serve. Perché li consideriamo perduti, perché rischiano di diventare peggiori dei padri. Il degrado del dopoguerra non può che abbrutirli, i sopravvissuti saranno marchiati per sempre e se all’inizio quel marchio sarà un’onta, negli anni diventerà un segno di riconoscimento, un fattore unificante, una ideale medaglia alla continuità del progetto del Califfato, e quei bambini sopravvissuti saranno la pianta rigogliosa del seme lasciato dall’Isis. Ecco, allora è giusto trucidarli? Ed è giusto ammazzare un uomo che non ha la possibilità di difendersi perché testimone?»

M. Giaconi, Le guerre degli altri, Piccoli e grandi eserciti del mondo, Paesi edizioni 2019, pp. 160 €  15,00

Marco Giaconi, scomparso di recente all’età di 66 anni, è stato un analista di geopolitica e stategie militari, direttore di ricerca del Centro Militare di Studi strategici di Roma. Il libro non fa solo lʼelenco delle forze militari in campo, con gli eserciti poco conosciuti che si affacciano sullʼaltra sponda del Mare nostrum, ma entra nel mondo dei servizi segreti.

«Settanta stati, oggi, sono coinvolti in guerre di vario tipo. 800 sono le milizie che operano negli scontri.

Potremo vedere in futuro ancora scontri in Cecenia, se le operazioni jihadiste post-siriane seguiranno il loro corso naturale. In Africa ci sono 29 Stati oggi in guerra, con 241 milizie combattenti, in tutto. Lo scontro tra Egitto e Jihad (Isis-Al-Qaeda-Hamas) nel Sinai e nel sud, verso l’Etiopia e la Somalia, sarà probabilmente forte: il Cairo legge le fonti del Nilo come l’asse della propria strategia globale. In Asia ci sono poi 16 Stati in guerra con 173 milizie “operative”. Il fuoco sarà, con ogni probabilità, tra i Rohingya islamici e i buddisti del Myanmar. Ovvero, ci sarà uno spin-off del jihad wahabita in estremo oriente.Anche la guerra, pesantissima, degli sciiti Houthy con i sauditi, nello Yemen, cambierà molte equazioni strategiche, e non solo in Medio Oriente». (da una intervista di Marco Giaconi)

M.B. Rosenberg, Le parole sono finestre (oppure muri). Introduzione alla comuni-cazione nonmviolenta, Esserci 2017, pp. 270 €  16,90

Una comunicazione di qualità con se stessi e con gli altri è oggi una delle competenze più preziose. Attraverso un processo di quattro punti, Marshall Rosenberg ci mette a disposizione uno strumento molto semplice nei suoi principi, ma estremamente potente per migliorare radicalmente e rendere veramente autentica la nostra relazione con gli altri. Grazie a racconti, esempi, semplici dialoghi, questo libro ci insegna principalmente: – a manifestare una comprensione rispettosa per i messaggi che riceviamo; – a collegarci alla ricchezza della vita; – a modificare gli schemi di pensiero che portano alla collera e alla depressione; – a dire ciò che desideriamo senza suscitare ostilità; – a comunicare utilizzando il potere curativo dell’empatia.

Marshall Rosenberg è stato psicologo e direttore dei servizi educativi del Center for Nonviolent Communication, un’organizzazione internazionale non-profit che offre dei seminari di comunicazione in tutto il mondo.  Ha praticato e insegnato la comunicazione nonviolenta per aiutare le persone a scambiare le informazioni necessarie per risolvere i conflitti e le differenze pacificamente..

E. De Angelis, Coltivo una rosa bianca,  Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, Bennato e Caparezza, Vololibero 2020, pp. 127 € 18,00

Dei sei cantautori, de Angelis ci racconta non solo la capacità di comporre musica e testi, ma riesce a trasmetterci anche la personalità, le idee, la storia della loro vita. E non poteva fare scelta migliore, selezionando sei persone che l’antimilitarismo e la nonviolenza li hanno presi sul serio, come filo conduttore del proprio essere artisti e uomini.

Luigi Tenco contestatore e nonviolento, Fabrizio De André poeta di tolleranza, solidarietà, nonviolenza, Enzo Jannacci cantore di perdenti, soldati, partigiani e bonzi, Sergio Endrigo con la sua elegante coerenza, Edoardo Bennato sempre alla ricerca dell’isola che non c’è, Caparezza che preferisce granite a granate.

Questo libro raccoglie, in forma rivista e ampliata, le sei puntate apparse su Azione nonviolenta. Il titolo Coltivo una rosa bianca cita una poesia del cubano José Martí, ripresa, tradotta e musicata da Sergio Endrigo. (dall’introduzione di Mao Valpiana)

W. Fochesato, Raccontare la guerra, Libri per bambini e ragazzi, Interlinea 2011, pp. 244
  20,00

Il saggio offre unʼampia ricostruzione di come il tema sia entrato nei libri, partendo dalla conclusione del processo risorgimentale per arrivare ai giorni nostri.

Da Cuore a Capuana, da Vamba a Il piccolo alpino, passando per la prima guerra mondiale e le tragiche guerre del fascismo fino a giungere ai romanzi di grandi scrittori o illustratori quali Robert Westall, Uri Orlev, Tomi Ungerer, Roberto Innocenti e Lia Levi. A lungo la letteratura italiana per lʼinfanzia si è mostrata viziata da pesanti condizionamenti pedagogico-morallstici e ideologici. Soltanto verso i primi anni Settanta si è cominciato a pubblicare storie che cercano di raccontare la guerra e i suoi orrori attraverso gli occhi dei ragazzi e affidandosi al primato della narrazione.

Scrive Walter Fochesato: «La presa di coscienza del “non senso” della guerra credo che passi attraverso lʼesame delle guerre stesse e non in una debole e sovente noiosa perorazione attorno alla pace».

F. Mannocchi, Se chiudo gli occhi… La guerra in Siria nella voce dei bambini, Disegni di  D. Brisley, Round Robin 2018, pp. 73 € 19,00

Il testo – graphic novel  – racconta la storia di Jasmine, Ahmed, Aya e Mohammed, bambine e bambini tra i 10 e i 17 anni che, in fuga dalla Siria in guerra, da anni vivono profughi senza più la loro famiglia integra o, come Ahmed, minori non accompagnati. La guerra ha devastato la loro realtà e, precocemente, sono divenuti adulti, alcuni arruolati nella Jihad, altre spose-bambine per aiutare la famiglia; tutti, comunque, anonimamente profughi, indesiderati a tutte le latitudini e, pur sempre, manovalanza buona per ogni uso. (l.b.)

A. Korb, Allʼombra della guerra mondiale, Violenze degli ustascia contro serbi, ebrei e zingari in Croazia (1941-1945), Massari  2018, pp. 287 € 22,00

È dedicato allʼOlocausto compiuto dal regime filonazista degli ustascia croati contro i serbi di religione ortodossa, oltre che contro le “consuete” vittime del nazismo: ebrei, zingari, oppositori politici. Inutile dire che le vicende più recenti della ex Jugoslavia affondano le loro radici in quel dramma vissuto a cavallo dellʼoccupazione nazista, con la nascita dello Stato indipendente di Croazia.Il Vaticano di Pio XII diede pieno sostegno al regime di Ante Pavelić e degli ustascia. Papa Giovanni Paolo II beatificò nel 1998 il cardinale Stepinac che di quel tentativo di genocidio aveva avuto piena responsabilità morale e politica.

E. Vigna, I palestinesi e la guerra in Siria, Palestinesi a  fianco del popolo siriano, La città del Sole  2019, pp. 84 € 15,00

Questo lavoro intende documentare la posizione e le scelte fatte dalle varie comunità della società siriana… e al ruolo di forze esterne al popolo siriano, che hanno una funzione devastante fondamentale, sotto tutti gli aspetti nella crisi siriana… Come si scandiva nelle oceaniche manifestazioni di massa contro i cosiddetti “ribelli”: Uno, uno, uno: il popolo siriano è uno… In questo libro si può trovare una sintetica ma documentata raccolta di materiali che possono aiutare a comprendere qual’è la composizione dellʼinsieme delle forze palestinesi che hanno combattuto a fianco del popolo siriano».

Salute e malattia

D. Quammen, Spillover, Adelphi 2017, pp. 608
€ 14,00

Pubblicato nel 2017 e scritto nel 2012, questo libro è quanto mai attuale oggi.  Scriveva allora  lʼautore, che «il prossimo grande evento… sarà causato da un virus? Si manifesterà nella foresta pluviale o in un mercato cittadino della Cina meridionale? Farà trenta, quaranta milioni di vittime?». Con spirito da investigatore e con una narrazione avvincente indaga le grandi epidemie provocate dai virus: come sono nate, quali sono stati i portatori sani, come si sono diffuse, quanti danni hanno provocato, le cause di queste proliferazioni; quello che ci si può ancora aspettare e quindi quanto bisogna essere pronti per non farci sorprendere dalla prossima pandemia, cosa sarebbe bene evitare di fare e curare di più soprattutto il nostro rapporto con lʼambiente che ci circonda.

«Là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie. Un parassita disturbato nella sua vita quotidiana e sfrattato dal suo ospite abituale ha due possibilità: trovare una nuova casa, un nuovo tipo di casa, o estinguersi. Dunque non ce lʼhanno con noi, siamo noi ad essere diventati molesti, visibili e assai abbondanti.»

A cura di S. Vicari e S. Di Vara,  Bambini, adolescenti e Covid-19, Lʼimpatto della pandemia dal punto di vista emotivo, psicologico e scolastico, Erickson 2021, pp. 103 € 16,50 Dati recenti mostrano come l’isolamento durante la pandemia ha favorito l’insorgenza di problematiche comportamentali e un peggioramento delle condizioni preesistenti nel 65% di bambini al di sotto dei 6 anni e nel 71% di quelli di età compresa tra i 6 e i 18 anni, con un incremento dell’irritabilità, dei disturbi del sonno e dell’ansia.

Il volume  pone l’attenzione sugli effetti psicologici sui bambini e sulle loro famiglie, analizza in modo dettagliato la crisi del sistema educativo e scolastico, le difficoltà riscontrate dagli alunni con disabilità, racconta i vissuti dei bambini nella fascia 0-6 anni conseguenti alla pandemia, attraverso le parole di genitori, educatori e insegnanti, con cui i bambini hanno condiviso questo periodo.

Scuola educazione

Pedagogika.it, Rivista di educazione, formazione e cultura, n. 3, luglio/agosto/settembre 2020      € 9,00

In occasione del centenario della nascita dello scrittore, pedagogista, giornalista, la rivista presenta il dossier 100 anni di Gianni Rodari. Gli articoli sono di: P. Sposetti: Rodari, le parole, la democrazia; A. Articoni: “Lʼorecchio acerbo” di Gianni Rodari; A. Lavatelli: La strada che non portava in nessun posto; M. Negri: “U” come umorismo, “U” come utopia; G. Dʼaprile: Lo scarabeo parlante; S. Serati: Gianni Rodari: dalla fantasia alla coscienza di classe; M. Piatti: Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo; S. di Bruno, A. Maggioni: Gianni Rodari e i Robot del Digitus: chi dice che favole e tecnologia non possono andare dʼaccordo?; O. Bonventre: I binari dellʼabitudine; A. Carnevale, E. DʼAgnolo: Rodari punto-e-virgola!.

Tra i vari temi, il contributo di Rodari alla nascita dellʼeducazione linguistica democratica; la sua difesa dei fumetti e del cartone animato Goldrake come ausilio allʼeducazione dei bambini; il potere delle parole; la rivoluzione di Rodari nel campo dellʼeducazione infantile, con la centralità data alla fantasia, alla libertà, alla creatività, che contribuiscono a far crescere uomini aperti, consapevoli, democratici. (m.i.)

J. Robertson,  Sporchiamoci le mani. Attività di didattica allʼaperto per la scuola primaria. Edizione italiana a cura di M. Schenetti, Erickson 2018, pp. 192 € 19.50

La Robertson è stata insegnante e dirigente scolastica e si è specializzata nella didattica allʼaperto.  La Schenetti, è ricercatrice e docente presso il dipartimento di Scienze sullʼEducazione dellʼUniversità di Bologna. Il testo inizia con un Indice, articolato in 13 capitoli, seguiti da una conclusione e una bibliografia. Voltando pagina, ecco un secondo indice delle idee: per argomenti. I primi 4 raggruppamenti rimandano al metodo; mentre i restanti 13 evocano ciò che nelle scuole al chiuso chiamiamo materie. Con la differenza che qui le “materie” malamente si prestano a raccontare lʼesperienza emotiva, dialogica, sensoriale e cognitiva, attivamente vissuta. Tra le materie alcune inusuali: informatica, tecnologia, arte e design, educazione psico-sociale, teatro, ecc… . Le attività, pensate per alunni di età tra i 6 e i 12 anni, così organizzate ed esposte come nel secondo indice, consentono una consultazione che immediatamente facilita un insegnante che voglia individuare ciò che più si adatta alla propria classe. Da tempo affermata in Germania e nei paesi Nord Europei, la didattica allʼaperto (o outdoor learning) è un approccio pedagogico sempre più diffuso nelle scuole italiane, in particolare nelle scuole dellʼinfanzia, avendo dimostrato “i suoi effetti positivi sullʼapprendimento, il benessere psico-fisico e lo sviluppo delle attività sociali e cooperative nei bambini”.  (l.b.)

A cura di E. Cicognani e C. Albanesi, La cittadinanza attiva a scuola, Strumenti per la promozione, Carocci 2020, pp. 234 €  19,00

Il testo fornisce indicazioni utili alla proget-tazione didattica di unità di insegnamento di Cittadinanza e Costituzione e di percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. Rappresenta altresì una guida efficace per gli insegnanti di Educazione civica che troveranno nel libro suggerimenti pratici per sviluppare negli studenti e nelle studentesse competenze democratiche.

A cura di R. Farné, A. Bortolotti e M. Terrusi, Outdoor Education; prospettive teoriche e buone pratiche, Carocci 2020, pp. 266 €  24,00 Con Outdoor Education (OE) si intendono le teorie e le pratiche dell’orientamento pedagogico che valorizza lo spazio esterno nelle sue diverse configurazioni come ambiente di apprendimento e di benessere educativo. LʼOE nasce sulla base dei frequenti indicatori di disagio e di malessere prodotti dalla “società del benessere”.

Tra questi, la progressiva espropriazione delle esperienze effettuate a diretto contatto con l’ambiente e i danni psicofisici causati dalla sedentarietà. Il libro offre una varietà di contributi in cui si uniscono riflessioni teoriche e linee di intervento, quadri di ricerca e suggestioni culturali a sostegno dellʼOE come modo di fare educazione a cui è necessario essere formati, come insegnanti e pedagogisti, educatori sociali e dell’infanzia.

Sessualità

F. Gnerre, L’eroe negato. Omosessualità e letteratura nel Novecento italiano, Rogas 2018,      pp. 477 € 22,70

Francesco Gnerre è cresciuto in una piccola comunità nella quale «l’omosessualità semplicemente non esisteva», ovvero ci si riferiva a essa solo attraverso «qualche vago accenno offensivo e denigratorio».

L’offesa che vuol diventare “semplice” presa in giro nella certezza che se la comunità e la Chiesa la pensano allo stesso modo allora si è per forza dalla parte giusta. Ed è il diverso, l’altro che proprio in quanto tale “deve” aspettarsi un simile trattamento. Il problema è che questa mentalità non riguarda solo le piccole comunità del Sud Italia e non riguarda solo l’epoca della giovinezza dell’autore.

Gnerre, giovane adolescente alle prese con i primi innamoramenti, non trovando nella sua comunità punti di riferimento, prova a cercarli nei libri. Così scavando, spulciando, leggendo trova ciò che cercava ma non la risposta a tante, troppe domande. Perché questi amori vivono clandestini? Perché sono circondati da un alone di peccaminoso?

La lotta all’omofobia è ancora agli inizi ma l’autore ha sempre trovato conforto nel leggere «certi libri», un aiuto per difendersi «dalle offese della vita» …

E ancora oggi di certo non basta l’approvazione di una legge che legittima le unioni civili tra persone dello stesso sesso «per rimuovere gli strati di menzogna e le zone di silenzio che hanno accompagnato per secoli ogni comportamento legato all’omosessualità».

Anche la letteratura raramente ha osato rappresentare amori omosessuali, e quando qualche scrittore lo ha fatto «ha dovuto fare i conti con enormi e spesso insormontabili problemi di censura o di autocensura», o con un indifferente silenzio, caratteristica anche della critica letteraria, «spesso più oltraggioso della stessa condanna».

Questo libro non vuole assolutamente essere o diventare un catalogo degli autori omosessuali del Novecento italiano, piuttosto una sorta di enciclopedia, di approfondimento sul tema dell’omosessualità nella letteratura del ‘900, studiata attraverso gli autori e le loro opere. Può rappresentare anche una base di partenza e di conoscenza per meglio apprendere l’evoluzione e le caratteristiche della produzione letteraria del nuovo Millennio che affronta il medesimo tema. Se, infatti, dal punto di vista sociale e civico l’Italia è sempre stata e lo è tuttora indietro rispetto ad altre nazioni, a livello di rappresentazione letteraria «c’è stata una vera e propria rottura col passato, il clima è totalmente mutato».

La letteratura che ha testimoniato e accompagnato la trasformazione sociale e culturale dell’ultimo secolo, «dalla paura dell’omosessualità a una sua sostanziale accettazione», pone oggi nuove domande. Continuando a mettere in discussione norme e valori codificati e a «sperimentare, attraverso la scrittura, nuovi modi di vivere i rapporti umani». (Irma Loredana Galgano)

C. Scovino, Questo odio non ti somiglia. Omosessualità in divisa, Rogas 2019,      pp. 333
€ 19,70

Scrive Amnesty international che questo è un testo ampio, dattagliato, ricco di ap-profondimenti, di esperienze personali.

Tutto ciò passa attraverso la chiave di lettura del rispetto dei diritti umani e permette a chi lo legge di conoscere meglio una realtà  che esiste ma non ha ancora trovato adeguati spazi per essere raccontata e per raccontarsi. Questo libro rappresenta uno di questi spazi, ed è benvenuto.

A cura di P. Carlotti, Identità e differenza sessuale. Il gender e la teologia, Las 2018,      pp. 215 € 14,00

Il presente volume raccoglie gli Atti del Convegno Identità e differenza sessuale. Il gender e la teologia, che l’Istituto di Teologia Dogmatica della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana ha organizzato nel marzo del 2018, sollecitato dall’incalzare delle domande che il nostro tempo pone alla testimonianza della fede e alla sua riflessione teologica ed insieme sollecito per un posizionamento teologico non anacronistico ed intellettualistico, quale è oggi richiesto specialmente per l’offerta didattica in

chiave formativa ed educativa. Gli interventi sono di: C. De Nitto e S. Bianchini,G. Mari, G. Benzi, X. Matoses, G. Salatiello, R. Carelli, C. Zuccaro, R. Paganelli.

Sessantotto

Italia contemporanea, n. 293, agosto 2020

€ 38,00

M. Tolomelli in Il Sessantotto ha cinquantʼanni analizza alcuni testi usciti in occasione del cinquantesimo anniversario degli eventi del Sessantotto. I volumi in questione sono: Un sessantotto di M. Battini, Il Sessantotto sequestrato di G. Crainz, 1968 di M. Flores e G. Gozzini, La scuola è il nostro Vietnam di M. Galfré, Che cosa resta del ʼ68 di P. Pombeni, Sessantotto di F. Socrate.

C. Venza e S. Lorigliola, Microfisica di un movimento, Economia occupata. Trieste, dicembre 1969, Quaderno 44 dellʼIstituto Regionale per la storia della Resistenza e delʼetà contemporanea nel Friuli Venezia Giulia 2019, pp. 282 €  20,00

Lʼoccupazione del dicembre 1969 della facoltà di Economia dellʼuniversità di Trieste ha rappresentato un paradosso che ha generato un mutamento: da una facoltà tradizionalista, con docenti conservatori e una grande maggioranza di studenti poco «impegnati», è partito il Movimento allʼuniversità.

Il Sessantotto si è sviluppato qui tra il 1969 e il 1970. Quellʼoccupazione ha avuto una sua positiva «microfisica» nella molteplicità di atti collettivi che hanno popolato quella comune, ma al tempo stesso singolare, esperienza politica. Microfisica di un movimento è un contributo storico utile ad ampliare lo sguardo pensando allʼesperienza triestina come a un vero e proprio case study da inserire nellʼampia ricerca e nella corposa letteratura sul tema della contestazione studentesca. Lʼanalisi dei documenti originali e la raccolta di testimonianze inedite permette di comprendere le peculiarità del ʼ68 triestino, la sua relazione con la città e con il paese. Ma anche la sua capacità di incidere sulla vita, sulle relazioni e sul futuro di un intero territorio culturale, psichico e sociale.

E: Bellè, L’altra rivoluzione, Dal Sessantotto al femminismo, Rosenberg & Sellier 2021, pp. 228
  16,00

Gli studi sul movimento femminista italiano presentano ancora molte lacune, e questo volume ne colma una fondamentale: quella della comparsa del femminismo della cosiddetta “seconda ondata” (quello degli anni Settanta) da uno dei luoghi simbolo del Sessantotto studentesco (la facoltà di Sociologia di Trento).

È la storia di un’altra rivoluzione e, al contempo, di una rivoluzione altra, quella delle donne.

Un lavoro di ricerca che mette in dialogo la storia delle donne e la sociologia dei movimenti sociali, in cui la vicenda locale viene costantemente posta in relazione al più ampio quadro italiano, con un ricco e inedito corpus di documenti e le interviste condotte con le protagoniste.

È al contempo un racconto di grande vivacità, che restituisce pienamente l’atmosfera di quegli anni attraversati da grandi passioni. (dalla quarta di copertina)

A cura di R. Biorcio e M. Pucciarelli, Volevamo cambiare il mondo. Storia di Avanguardia Operaia 1968-1977, Mimesis  2021, pp. 297 € 20,00

Il primo dato di questo libro, nato da unʼidea di Giovanna Moruzzi, è la riscoperta dellʼunico gruppo  consistente, di quella che fu la sinistra extraparlamentare italiana, su cui ancora non era stato scritto niente o quasi; qui si narra della nascita, della crescita e delle vicende (non tutte naturalmente) che caratterizzarono lʼOrganizzazione Comunista Avanguardia Operaia.

Lʼunico gruppo che aveva un ruolo inte-ressante, presente fisicamente tra gli operai (in particolare a Milano, ma non solo) e, insieme, che lavorava a una idea di rivoluzione che non era la somma di fiammate e rivolte ma un processo in divenire, ed era anche uno dei pochissimi che aveva un tesseramento regolare anzi, aveva due tipi di tessera: quella del candidato (che partecipava ma senza diritto di voto) e quella del militante (se eri iscritto, a quei tempi, eri un militante). Se essere di Lotta Continua “era uno stato dʼanimo” e militare ne Il Manifesto era fare da pontiere tra Pci e sinistra rivoluzionaria, militare in Ao significava essere uno “dei professorini” perché in Avanguardia Operaia ci si organizzava, si lottava ma anche si studiava e non poco.

Si faceva inchiesta in fabbrica e nei quartieri (Panzieri, i Quaderni Rossi, Rieser – che entrerà in Ao con il Circolo Lenin di Torino, lo insegnavano bene), si studiavano i classici del marxismo, si guardava alle diverse esperienze del marxismo novecentesco. Ma Ao si definiva marxista-leninista, senza le parodie e le carnevalate degli m-l nostrani e, anzi, lontanissimi da Stalin e dai suoi seguaci, lʼidea era quella di recuperare il meglio del leninismo e  coniugarlo con le istanze espresse dai nuovi movimenti degli anni ʼ60. I Cub (Comitati Unitari di Base, lʼesperienza che più di ogni altra cosa ha identificato Avanguardia Operaia), i Consigli di fabbrica (di cui i Cub sono una prima ipotesi di lavoro), la valorizzazione dellʼautonomia organizzata dei lavoratori, una lettura critica ma partecipata del maoismo, lʼattenzione ai processi di ristrutturazione del capitale in Italia,  unita a una attenzione (fatta anche di forti e ramificati rapporti internazionali) alle contraddizioni tra i blocchi politici mondiali e le istanze terzomondiste. E poi gli studenti, visti come nuovo soggetto e non solo come serbatoio di militanza. Questa era Avanguardia Operaia. Il secondo gruppo per consistenza di militanti, con una composizione sociale, riversata nei gruppi dirigenti, che comprendeva una larga presenza operaia con parti nuove di ceto sociale come i lavoratori/studenti (Ao fu lʼunico gruppo che promosse tante vertenze di questo segmento che permetteva di conoscere insieme la realtà di fabbriche, spesso piccole, e delle periferie sociali) e molti insegnanti (numerosi dei fondatori della Cgil Scuola erano militanti di Avanguardia Operaia, da Maria Teresa Rossi a Giulietta Banzi, uccisa dalla bomba di piazza della Loggia a Brescia, fino a tanti altri).

Citato da G. Vettori in un libro uscito nel 1973 La sinistra extraparlamentare in Italia,  come «uno dei punti più alti raggiunti dalla sinistra rivoluzionaria italiana in questi ultimi anni» Ao è confluita con la maggioranza dei suoi militanti nel progetto di Democrazia Proletaria. Attraversò il ʼ77 sconquassata ma non distrutta dal ciclone femminista, ma erano anni che era promotrice di esperienze di democrazia dei lavoratori e opposizione operaia (dai Cub, nati a partire dal 1968 fino allʼassemblea al teatro Lirico del marzo 1977), intervenne nelle occupazioni delle case a Milano, Firenze, Roma (dove si gareggiava con Lotta Continua a chi promuoveva più occupazioni di case) e contribuì alla nascita dellʼUnione Inquilini, faceva i mercatini rossi (gli antenati degli attuali Gas e Gap), organizzava le autoriduzioni delle bollette, aveva un intervento proprio nei movimenti dei soldati e dei sottufficiali delle Ff.Aa., sviluppava un intervento nel lavoro culturale con i Circoli La Comune  (“non nella cultura ma nel lavoro culturale” come ci tiene a precisare Vincenzo Vita nel suo contributo). Senza dimenticare controinformazione e la difesa del diritto a manifestare. Da questa necessità, nacque il Servizio dʼOrdine, a cui viene dedicato un contributo specifico di Paolo Miggiano.

Lʼunica parte del libro dove la sinistra rivoluzionaria viene definita più volte ultrasinistra (forse è un lapsus freudiano ma in qualche caso il lessico ha un ruolo significativo). Ma anche qui è giusto notare come le preoccupazioni del gruppo dirigente fossero volte sempre a impedire il passaggio dallʼuso della forza a fini difensivi alla preparazione della lotta armata come attività principale di un pezzo dellʼorganizzazione. Certamente, ci furono passaggi delicati (lʼarresto di un dirigente fiorentino che aveva dimenticato sulla sua 500 rubata e ritrovata quasi subito !!! documenti inerenti le norme di condotta dei militanti impegnati nel servizio dʼordine, con il rischio concreto della messa fuori legge di Ao) e tragici errori diventati orrori (lʼomicidio di Ramelli non fu certamente voluto ma il rincorrere i Katanga nella pratica tutta milanese  dei “cucchini” leggi aggressioni ai fascisti, in realtà fu tollerata) ma lo scioglimento del servizio dʼordine a seguito dellʼomicidio di Ramelli servì non solo alla necessità di rafforzare il controllo politico su una struttura con compiti delicati ma anche a bloccare pericolose “fughe in avanti” di settori giovanili abbagliati dalla mistica dellʼuso della forza. Non a caso, da Avanguardia Operaia e dal suo Servizio dʼOrdine non cʼè stato nessun smottamento verso lʼarea della lotta armata, nessun militante riconosciuto come tale è passato in quellʼarea e neanche nel terrorismo rosso (è ancora giusto definirle come aree politiche diverse). Da Ao nacque anche un quotidiano, chiamato senza troppa fantasia il Quotidiano dei lavoratori, che si aggiunse a il Manifesto e Lotta Continua e per il quale furono vendute case e firmati Kg di cambiali da tanti militanti. Insomma, Avanguardia Operaia si comportava da Partito pur sapendo di essere insufficiente per definirsi come tale. Di questo si legge in questo libro, curato da Roberto Biorcio (ieri dirigente di Ao e oggi sociologo) e Matteo Pucciarelli (giovane giornalista) e con i contributi di alcuni nomi importanti per Ao, da F. Calamida (fondatore del Cub Philips e del movimento dei Cub) a Matricardo (responsabile dellʼintervento nelle Ff.Aa. che supportò anche la nascita del movimento dei sottufficiali nel nordest) e altri ancora. Mancano alcuni dei fondatori di Ao (si pensi a Vinci e Molinari e Claudia Sorlini, lʼunica donna presente nella segreteria nazionale dellʼOrganizzazione) che però sono stati intervistati dalla Moruzzi (ideatrice di questo libro) e Fabrizio Billi (storico e curatore dellʼArchivio Marco Pezzi di Bologna), i quali hanno raccolto oltre 100 interviste non solo tra dirigenti ben conosciuti ma anche tra allora militanti di base e quadri intermedi. Interviste usate nella prefazione e nellʼintroduzione e citate più volte nei vari contributi.

Il libro valorizza così alcuni contenuti di quegli anni e tocca i punti essenziali dellʼOr-
ganizzazione con un metodo di lavoro interessante: riunire i protagonisti, farli parlare (anche con il “senno di poi”); conferma la grande presenza giovanile e operaia (“lotta di classe e gioia di vivere” come scrisse Corvisieri in un famoso articolo sul Quotidiano dei Lavoratori, citato da Diego Giachetti, ricercatore ben noto anche al Centro Documentazione di Pistoia).

Ecco, il modo partecipato di fare politica di quegli anni lo si ritrova in questo libro. Che ha anche dei limiti. Per esempio, nella sua narrazione riprende il limite geografico della presenza di Ao e non cʼè un capitolo sulla visione internazionale di Ao, sui rapporti con i partiti comunisti e con i “partiti fratelli”, i movimenti di liberazione di quegli anni che non erano solo il Vietnam. Ao sulle “questioni internazionali” – come si chiamavano – ha spesso discusso e si è divisa (soprattutto sullʼesperienza cinese); così come non dà voce alle difficoltà del rapporto con la sinistra sindacale e della nascita di Dp (ma questa è già unʼaltra storia). Dʼaltra parte, 297 pagine intense possono essere lette come il primo passaggio per costruire senza remore la storia di un gruppo che ha dato molto alla sinistra politica e sociale in questo paese. In chi ha frequentato – da militante o simpatizzante – Ao, quella esperienza ha lasciato un marchio particolare, tantʼè vero che quella antica appartenenza è tuttʼora occasione anche di incontro oltre che di elemento distintivo. Questo è un libro che ha già aperto un certo dibattito in varie sedi e che farà riflettere, in attesa di nuovi contributi. (i.b.)

P. Moretti, Sessantotto in periferia, Biennio 1968-1969 in provincia di Alessandria, Impressioni Grafiche 2020, pp. 165 €  12,00

A partire dal cinquantesimo anniversario del fatidico anno 1968, tanti studi nazionali e locali sono stati avviati. Alcuni di carattere istituzionale (enti di ricerca storica, università, ecc), altri centrati sulla memoria applicando la tecnica della storia orale (interviste ai sopravvissuti) e sulla memorialistica. Insomma, una riflessione ramificata nel paese, spesso con accenti fortemente soggettivi ma suscettibile di confronti e ricostruzioni comparabili anche sulle realtà di periferia.

Questo lavoro raccoglie le testimonianze di alcuni dei protagonisti di quegli anni in una tranquilla zona del basso Piemonte: Alessandria e la sua provincia. Il criterio è quello, appunto, della storia orale, del racconto, della intervista alla ricerca delle caratteristiche principali del ʼ68 ad Alessandria che si sviluppò secondo i filoni che furono presenti in tutta Italia: lʼeffervescenza dei giovani cattolici, le lotte operaie, le prime lotte studentesche.

Certo – lo vedremo nelle interviste e nelle memorie – fu un movimento decisamente meno ideologico rispetto ai grandi centri universitari ma profondo fu il dissenso cattolico e il successivo rinnovamento nei costumi, con un territorio che si scrollava di dosso il conservatorismo storico e vero fu lʼincontro tra studenti e operai.

Certamente, i protagonisti di allora che hanno risposto lo ricordano come un bellissimo biennio finito con la strage di Piazza Fontana anche se le donne diranno con chiarezza di aver sofferto più che a Torino il ruolo di “angelo del ciclostile” e di aver dovuto attendere lʼirrompere del femminismo a metà anniʼ70 per poter abbattere lʼesclusività del ruolo di leader e spesso anche del semplice parlare pubblicamente, riservato agli uomini. Tra le righe delle pagine ricorre spesso la domanda se il ʼ68 ha vinto o ha perso e la risposta, se non sul livello di liberazione individuale, è ancora di là da venire o, più semplicemente, è di grande complessità. Forse, una cosa è certa: lʼeffetto Sessantotto ha aiutato enormemente questo paese sulla via della modernità. Il lavoro condensato in questo libro aiuta a dimostrare quanto studiare e raccontare il ʼ68, in particolare quello delle periferie sia necessario per mostrare che il conflitto sociale è motore di progresso. (i.b.)

S. Dalmasso, La rivista, Una stagione troppo breve, Edizioni Punto Rosso 2021, pp. 120

  13,00

Guardando la copertina e sfogliando velo-cemente le pagine, questo libretto sembra unʼoperazione nostalgia. Ma non è così.

È un saggio su un mensile (ci sarà poi un settimanale, ma è unʼaltra storia) che ebbe vita breve ma preziosa in una stagione culturale non a caso chiamata “la stagione delle riviste”.

Durò poco più di un anno, ma fu preziosa perché scelse di non collocarsi in unʼarea ben delimitata ma di lavorare per far emergere le tensioni e le nuove tendenze presenti nella sinistra politica.

Presente in quel ricco dibattito culturale, dedicò la sua attenzione più che elaborare una analisi propria ai temi internazionali, dal terzomondismo allʼattenzione al dibattito (aspro) nel movimento comunista e socialista sulle esperienze cinese e cubana, fino alla rivolta nera (”negra” come si scriveva a quel tempo in modo provincialotto), senza tralasciare il quadro nazionale con le paure dellʼallora Pci rispetto a tutto quello che poteva scuotere il torpore del quadro politico e le varie collocazioni, il rifiuto della socialdemocrazia e il massimalismo del Psiuo e, infine, la triste stagione sindacale pre-rivolta operaia del 1969.

Leggere gli estratti dei vari articoli della rivista presenti in questo lavoro, fa impressione se li si confronta con la realtà terrificante di questi giorni, perché sembrava che la rivoluzione e il cambio di società fosse veramente dietro lʼangolo della storia.

Il formato è tascabile; utile anche per misurare lʼabisso delle forme di comunicazione con la realtà odierna. (i.b.)

Società

P. Calabrò, Ivan Illich, Il mondo a misura dʼuomo, Pazzini 2018, pp. 108 € 10,00

Lʼautore, dopo un preambolo dedicato ai presupposti e alla critica degli scritti di Illich alla società moderna, entra nel merito ed esamina la sua proposta alternativa, cioè a quale società aspira e come immagina la vita dellʼuomo. Focalizza lʼattenzione su “ La Convivialità” e “Disoccupazione creativa” di cui riporta passi significativi.

In questo contesto – sinteticamente – ripercorre lʼintero cammino (1960-76) del Cif, poi Cidoc, fondato a Cuernavaca in Messico, che – in quindici anni – fu un laboratorio unico per la pratica dellʼinterculturalità e, attraverso il quale transitarono e si formarono  quasi ventimila studenti. Chiudono questo libretto, sapiente nellʼesposizione e agile nella divulgazione, due appendici e una nutrita bibliografia. (l.b.)

A. Zucconi, La parola comunità, Edizioni dellʼAsino 2015, pp. 42 €   5,00

In questo opuscolo  viene riproposto il capitolo che riguarda il Progetto Pilota e lʼamicizia di Angela Zucconi con  Adriano Olivetti, tratto dal volume Cinquantʼanni nellʼutopia, il resto nellʼaldilà, autobiografia di questa donna che è stata la figura più luminosa del servizio sociale in Italia. Fu amica di Natalia Ginzgburg, Bobi Bazlen e di Adriano Olivetti.

I. Schulze, Lʼutopia ferita. Per una critica del presente, Il Margine 2016, pp. 84 €   8,00

Il libro raccoglie diversi interventi di Ingo Schulze (perlopiù tratti dalla conferenza tenutasi nel 2014 allʼUniversità di Bolzano), in forma eterogenea, tutti però legati dalla volontà dello scrittore di attuare una “critica del presente”. Schulze, tenendo presenti gli avvenimenti del 1989-1990, muove dalla sua esperienza personale nella Repubblica Democratica Tedesca per discutere temi di importanza più che attuale come il divario sempre crescente tra ricchi e poveri, lo sfruttamento di uomini e risorse da parte dellʼOccidente e il nostro rapporto col fenomeno migratorio.

Schulze scrive romanzi e saggi; è uno dei più importanti scritori tedeschi, vincitore di numerosi premi, tra cui il Premio Grinzane Cavour (2008) e il Premio Bertolt Brecht (2013). È membro dal 2006 dellʼAccademia delle Arti di Berlino e dal 2007 dellʼAccademia per la lingua e la poesia di Darmstadt. (Irene Bianco)

A. Artale, Storia delle case chiuse.  In Italia e in Toscana,Wanda, Zaira e le altre…, Programma 2018, pp. 127 € 10,00

Un libro organico che informa e che, se letto in Toscana, ci guida a guardare le nostre città in modo nuovo, alla ricerca nella toponomastica dei luoghi dove il cosiddetto mestiere più antico del mondo veniva esercitato.

L’excursus storico è la struttura  portante del testo che poi introduce alle case chiuse vere e proprie, alla loro organizzazione, a chi vi lavorava e chi vi accedeva. Non manca né poteva mancare un capitolo sulla senatrice Merlin che ne ordinò per legge la  chiusura (n.75/58), pagando di persona la coerenza della sua scelta. Qualche anno dopo lʼentrata in vigore della legge da lei voluta,  infatti,  il suo partito, il Psi, decise di escluderla dalle elezioni del 1963, non candidandola nemmeno. Nel libro è riportata la legge. Chiude il testo un capitolo dedicato alle case chiuse in Toscana e, segnatamente, a questi luoghi: Livorno, Montecatini, Pietrasanta, Pisa, Pontedera, Lucca, Grosseto, Siena, Pistoia, Prato e Firenze. (l.b.)

M. Tassan,  Amazzonia incantata,  Luoghi, corpi e malattie in una comunità afro-discendente del Brasile, Cisu 2017, pp. 221 € 22,00

Sono passati più di 25 anni da quando Bruno Latour rivolgeva il suo pionieristico invito a rendere “simmetrica” lʼantropologia, abbandonando la scissione tra natura e cultura e tra umani e non umani. Questo tema è oggi di grande attualità.

Il presente saggio si inserisce nel solco di questʼapproccio e articola il dialogo tra antropologia medica, antropologia della religione ed etnologia indigena per restituire la complessità del contesto preso in esame. Esplora la cosmologia di una comunità amazzonica di discendenti di schiavi, dove i protagonisti sono i fiumi, le foreste, gli animali ed entità note come encantados.

In questo angolo dellʼAmazzonia (Maranhao), le diverse anime della cultura africana si sono profondamente ibridate con un sostrato di pratiche, miti e credenze del mondo indigeno, della religione cattolica, generando peculiari prodotti culturali. Nel saggio il rapporto umani e non umani viene esplorato nelle pratiche della vita quotidiana, nei modi di vivere i luoghi, di muoversi negli spazi, di interpretare i cambiamenti ambientali e di dare senso alle esperienze di malattia.

La foresta emerge come luogo delle metamorfosi, in cui nulla è come appare e i corpi possono essere percepiti come involucri ingannevoli. Gli animali nascondono  encantados, divengono animali prima di “incantarsi” nel mondo mitico. Anche il fiume, luogo della Mae dʼAgua, è unʼentità che può dar luogo a fenomeni di possessione. Il tema della corporeità e della malattia è stato esplorato dallʼautrice in prima persona.

Seguendo gli abitanti del villaggio nei loro spostamenti quotidiani, ha appreso un diverso modo di  essere-nel-mondo, come nella esperienza della malattia, i suoi sintomi sono stati messi in relazione con la frequentazione della foresta e del fiume, fondata sullʼinterazione tra corpi, luoghi ed entità non umane. Chiude il saggio unʼampia bibliografia.(l.b.)

M. Ceschi, Note per salvare il pianeta, Vololibero 2020, pp. 191 € 16,00

Tutti i movimenti nati per cambiare qualcosa o tutto, sono accompagnati da simboli e segnali di diversità. Tra i tanti, la musica è sempre presente. Una forma di comunicazione fondamentale per il semplice motivo che essa può aiutare a superare barriere di tutti i tipi e segnalare stati dʼanimo, umori e tendenze.

Il movimento ambientalista, dalla sua nascita (forse il libro Primavera silenziosa della Rachel Carson) ha saputo raccogliere adesioni importanti nel mondo della musica e manifestazioni spesso contraddittorie ma sempre molto partecipate. E nessun genere musicale si è dimenticato di un tema fondamentale per la vita di tutti noi: dal funky al rap, dalla classica contemporanea al rock, fino al blues e al pop, passando per il prog e arrivando al punk e al jazz. In questo lavoro lʼautore ripercorre, sotto forma di una agile intervista, settanta anni di musica e di relazioni tra musicisti (tantissimi americani ma anche russi e giapponesi e europei oltre agli immancabili brasiliani e sudamericani che con la musica hanno espresso proteste e posizioni altrimenti impossibili) e attivisti ambientali fino a Greta e ai fridays for future. Sensibilità e strizzatine dʼocchio a un mercato promettente che però hanno permesso di costruire una colonna musicale che accoglie lavori da tutte le parti del globo terraqueo. (i.b.)

P.G. Girasole, Caos ordinato,  Una storia del sincretismo urbano giapponese, Robin 2018, pp.100 € 10,00

Affascinato dal Giappone grazie ai film di Kurosawa, lʼautore a 15 anni decide di studiarne la lingua. Il testo è la sua tesi ora edita, dedicata  a quel paese in cui ha intenzione di risiedere. Quando la prima volta vi giunse, si sentì letteralmente in unʼaltra dimensione: un mix di alfabeti accostati, loghi diversi della globalizzazione, stendardi colorati e lanterne rosse, tracce di un mondo tradizionale mai estinto.

In Giappone, diversamente che in altri luoghi del mondo, non  ci sono quartieri interdetti  ai nativi, né la cultura locale appare spazzata via da rivoluzioni culturali come nella vicina Cina. Ben esemplifica il carattere di questo paese la religione, anzi le religioni.

Da circa 700 anni lʼarcipelago nipponico accoglie il Buddismo nella sua accezione Mahayana, ivi pervenuto da Cina e Corea; ma anche il Cristianesimo vi è praticato legalmente da due secoli.  Due culti che mai hanno soppiantato lʼoriginario Shintoismo, animista, incentrato su natura, spiriti e antiche leggende, in alcune manifestazioni simile ai culti pagani dellʼOccidente.

Il Giappone sembra  rappresentare un caso pacifico di convivenza sincretica, seconda solo allʼAndalusia moresca e allʼIndia Mogul. Secondo lʼautore il Giappone  è un paese che, inizialmente, appare alieno e caotico ma che, conoscendone la storia, rivela il suo polifonico ordine, un paese ancora saldamente unito alla natura e ai suoi ricorrenti eventi stagionali che perennemente ne rivelano la bellezza,  lieve ed effimera “come un fiore di ciliegio a primavera”.  Conclude il libro una bibliografia unita a una sitografia. (l.b.)

Giappone, The passenger, Iperborea 2018, pp. 192 € 19,50

The  passenger è un libro-magazine che raccoglie long read, inchieste, reportage letterari e saggi narrativi che formano il racconto della vita di un paese e dei suoi abitanti per capirne la cultura, i processi, le nuove identità, i discorsi, le questioni, i problemi, le ferite. Frammenti che insieme ne compongono il ritratto.

Questo numero parla del Giapone.

Più di altri paesi altrettanto ricchi e com-plessi, il Giappone ha la capacità di suscitare sorpresa. Lʼesasperazione delle vite dei moltissimi abitanti di un arcipelago così piccolo, il monolitismo delle strutture so-ciali, lʼoriginalità dellʼindustria culturale, il gigantismo delle multinazionali tecnologiche, la resilienza delle sue tradizioni e la varietà delle sottoculture delle megalopoli post umane ci lasciano meravigliati o perturbati, e ci trasformano in piccoli etnologi che si grattano la testa perplessi.

Il Giappone è sempre un puzzle di cui riusciamo ad assemblare alcune tessere, ma il cui disegno complessivo rimane impenetrabile. Questo enigma lo ha reso un generatore senza fine di storie, racconti, riflessioni di cui in queste pagine si può leggere una raccolta necessariamente soggettiva, ma trasversale: dal culto degli antenati alla scena musicale di Tokyo, dallʼalienazione urbana al cinema, dal sumo al maschilismo, per citarne alcuni. Il Giappone, come sospeso tra invecchiamento della popolazione e post modernità estrema, tra immobilismo e sperimentazione del futuro, è un osservatorio privilegiato per capire il mondo che è stato e quello che sarà. A patto di partire per questo viaggio senza la pretesa di risolvere il mistero, perché come ricorda Brian Phillips in Vivere da giapponesi: «Alcune storie giapponesi finiscono bruscamente. Altre non finiscono proprio, ma nel momento cruciale staccano sullʼimmagine di una farfalla, del vento o della luna.»

Le fotografie di questo numero sono state realizzate da Laura Liverani, fotografa documentarista e docente universitaria che vive tra lʼItalia e Tokyo. Con i suoi scatti ha raccontato il Giappone moderno e ricevuto il Premio Voglino per la lunga ricerca sulla minoranza ainu. I suoi lavori sono apparsi su «D-la Repubblica», «Clothes for humans» di Benetton, «Marie Claire», «The Washington Post» e «The Japan Times». Ha tenuto mostre personali allʼIstituto italiano di cultura; è stata ospite di diversi festival internazionali, ha insegnato fotografia in diversi istituti.